Bussi, a luglio 29 alla sbarra per i veleni ma per la CGIL niente soldi per la bonifica
Bussi – Luglio, mese del redde rationem. 29 persone compariranno davanti ai giudici per rispondere dell’avvelenamentodei terreni tra Bussi e Popoli, lungo l’autostrada e la ferrovia, ad un tiro di schioppo dall’ospedale di Popoli e da vaste zone abitate e urbanizzate. Decenni di sfacelo scandaloso, con omertà , complicità e silenzi, nell’ombra dei quali non solo un ambiente è stato devastato (la discarica più grande d’Europa), ma molte persone sono morte di malattie che qualcuno fa risalire ai veleni interrati accanto al fiume Pescara e in prossimità di falde acquifere.
Il processo, come tutti i processi, non arriverà alla verità profonda: figuriamoci che schiera di furiosi e catafratti avvocatoni metteranno in campo gli indiziati. Costosi e loquaci in proporzione con l’importanza di chi è chiamato a rispondere. In tribunale ci sarà anche un uomo anziano di Bussi, costituitosi parte civile: forse l’unico che porterà testimonianze impressionanti. Via vai notturni di mezzi che arrivano e scaricano, scavatori sospetti, rumori, luci, e mai un intervento: carabinieri, forestali, guardie comunali, autorità e sanità pubblica – oltre a impagabili ambientalisti ciechi e sordi – non vedevano. Nasceva in anni e anni la più grande discarica d’Europa, e nessuno vedeva nulla! Cosa ne è della discarica attualmente? Niente, non è stata mossa una pala di terra. E’ tutto lì e nessuno può seriamente garantire che i veleni chimici non continuino ad espandersi e a finire nelle acque sotterranee. Questo è l’Abruzzo verde d’Europa. Verde sì, ma di rabbia.
(G.Col.)
CGIL: niente soldi per bonifica
Scrive Mimì d’Aurora della CGIL: “Non ci sono piu’ i fondi per la bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Bussi. I 3 miliardi di euro per la bonifica dei siti industriali inquinati stabiliti con delibera CIPE 166 del 21 dicembre 2007, nell’ambito del quadro strategico nazionale 2007-2013 attraverso un progetto strategico speciale a valere sul fondo FAS, non esistono piu’. Persino i residui 1100 milioni di euro rimasti dopo gli interventi del Ministro dell’Economia, con delibera CIPE del 6 marzo scorso, sono stati interamente allocati nel fantomatico fondo strategico per il paese nella disponibilita’ della Presidente del Consiglio dei Ministri”. La denuncia arriva dal segretario regionale della Cgil, Mimi’ D’Aurora e da quello di Pescara, Paolo Castellucci. Secondo il sindacato “ci sono solo 50 milioni di euro che saranno autorizzati per la spesa, con decreto da emanare entro una decina di giorni, per la bonifica dei siti immediatamente operativi. Ne sono stati individuati solo tre: Fidenza,, 4 milioni di euro; Massamortara 2,5 milioni di euro e Ravenna con 23 milioni di euro mentre i rimanenti 20,5 milioni di euro andranno alle spese di assistenza tecnica. Questo – osservano gli esponenti della Cgil – significa che per Bussi, non c’e un centesimo per affrontare l’emergenza e la bonifica di quella che e’ stata definita la piu’ grande discarica di rifiuti industriali tossici d’Europa. Ognuno conosce quale micidiale pericolo costituisca per la salute dell’intera Valpescara, il permanere di una discarica che con i suoi veleni ha inquinato e continua ad inquinare le falde acquifere ed il fiume Pescara. Fatti per i quali sono in corso procedimenti penali a carico dei responsabili. Ma e’ noto anche quale ostacolo alla tutela della occupazione e allo sviluppo; alla possibilita’ di una nuova industrializzazione, costituisca il venir meno della bonifica del sito di Bussi. Gli interventi di bonifica infatti, anche in ragione della crisi, oltre a restituire pezzi di territorio a nuovi insediamenti produttivi ed evitare danni alla salute dei lavoratori e dei cittadini possono essere un moltiplicatore di possibilita’ occupazionali. E l’area di Bussi ne ha un grande bisogno. La scelta irresponsabile del Governo, che toglie risorse ad interventi di assoluta priorita’ – afferma infine la Cgil -necessita una adeguata e ferma risposta da parte delle forze sociali, ma soprattutto di una ferma presa di posizione della Regione, della Provincia e dei Comuni interessati”.
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