Il problema delle prime case in costruzione
L’Aquila – Scrive Roberto Santangelo (foto) : “Come candidato al consiglio comunale, vorrei porre all’attenzione dell’opinione aquilana un problema molto grave, che finora è stato messo in luce soltanto dalle ripetute segnalazioni dell’ingegnere Maurizio del Beato, ma che non è entrato, come meriterebbe, nel dibattito elettorale. Voglio segnalare la grave disparità e discriminazione che hanno subito tutti quei cittadini che, alla data del sisma, stavano investendo i propri risparmi nella realizzazione della loro prima casa e l’hanno vista danneggiata più o meno gravemente dal terremoto.
Secondo le indicazioni ufficiali reperibili sul sito Fintecna/Comune, le “prime case in costruzione” (classificate “B” o “E”) dovrebbero essere trattate alla stregua delle seconde case in base alle opcm di riferimento (3779 o 3790) e quindi ottenere un contributo per la ricostruzione (con tetto massimo di 80.000 euro ovvero pari all’80% del danno certificato) contemplando anche il “miglioramento” e l’adeguamento sismico.
Purtroppo, tale condivisibile posizione che, di fatto, riconosceva il diritto al contributo del privato proprietario di “prima casa in costruzione” (posizione confortata dal fatto che le opcm 3779 e 3790 “trattano” le unità immobiliari “senso lato”) è stata, però, “complicata” dalla successiva opcm 3857 del marzo 2010, che al contrario pone, di fatto, delle palesi condizioni di inapplicabilità, sia in termini di tetto di contributo (massimo 30.000 euro) ma soprattutto di tempo (i lavori di completamento, e non del puro e solo ripristino, dovevano essere evasi entro 4 mesi dalla pubblicazione dell’ordinanza stessa), proprio per tutte quelle situazioni che avevano subito danni più ingenti: di fatto tale ordinanza non distingueva gli esiti di inagibilità sismica.
Nonostante le evidenti incongruenze rispetto alla realtà, l’opcm 3857 è stata “interpretata” (a partire da marzo 2010) come l’unica applicabile alle unità immobiliari in corso di costruzione prime case di privati.
Il risultato? le richieste di contributo per le unità immobiliari in costruzione inoltrate ai competenti uffici Fintecna/Comune (e che erano state incardinate nella cornice disegnate dalle opcm 3779 e 3790, perché le uniche realmente applicabili al proprio caso) sono state, in massima parte, rigettate negando ai proprietari il diritto al contributo: un diritto alla sicurezza della futura abitazione.
Come intende, la Pubblica Amministrazione, chiudere un iter (ufficializzato tra l’altro dalla pubblicazione sull’Albo Pretorio degli esiti di agibilità) che essa stessa ha iniziato? Con quali regole si intende “mettere in sicurezza” visto che L’Aquila a oggi, in attesa della nuova legge sismica regionale, risulta ancora zona 2 (0.25G)? Perché non adeguare con “variante strutturale” le strutture in costruzione in base ai nuovi e più elevati requisiti standard di sicurezza? Come si intende riattivare il cantiere con le dovute causali giustificative?
In sintesi, come si può negare una dovuta risposta a quei cittadini che, senza voler gravare sullo Stato, e costretti dalla circostanze di reddito e familiari, hanno addirittura anticipato di propria tasca i lavori di riparazione e che a oggi si trovano nella paradossale condizione di non poterli recuperare? Stiamo parlando di almeno 150 famiglie!
Sul tema, conosciamo la sensibilità e la posizione del professor Piero Properzi ma auspichiamo che anche gli altri candidati facciano propria questa battaglia.
In conclusione si chiede ai tutti i candidati sindaci di formalizzare un impegno personale al fine di permettere l’ottenimento del contributo alla ricostruzione a tutte le situazioni di “le prime case private in corso di costruzione e danneggiate dal sisma”, riportando la problematica al ministro Barca, già ufficiosamente informato, in modo che, finalmente, venga disciplinata questa questione per la piena tutela del diritto del cittadino alla sicurezza”.
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