Marrucino, si chiude… in fiaccola
Chieti – La stagione del teatro Marrucino chiude con “La fiaccola sotto il moggio”: domani 27 aprile il capolavoro dannunziano verrà portato in scena in un nuovo allestimento dall’Atir di Milano per la regia di Serena Sinigaglia. Gabriele d’Annunzio non è particolarmente amato, né nella sua e nostra terra né nel resto d’Italia: nei confini regionali lo si vede sotto la sua veste di cantore dell’Abruzzo pastorale ed ormai rétro, in Italia è sempre il Vate simpatizzante del fascismo.
Eppure a scoprire i testi dannunziani in profondità si rimarrebbe stupiti e spiazzati: è quanto è accaduto a Serena Sinigaglia, una delle registe italiane più affermate, che si è accostata alla “Fiaccola sotto il moggio”, uno dei capolavori teatrali del grande poeta pescarese, per un’operazione culturale di grande respiro, progettata un anno fa dal “Festival dannunziano” di Pescara, per restituire vitalità alle parole teatrali del Vate.
Ne è nato uno spettacolo teatrale sorprendente, per ammissione stessa della sua regista, che venerdì 27 aprile chiuderà la stagione di Teatro Contemporaneo del Marrucino di Chieti, curata da Stefano Angelucci Marino.
Ad un periodo di crisi economica e culturale, dove sembra che la corruzione e la menzogna sono gli unici punti fermi su cui “contare”, pare ritagliarsi perfettamente questo testo che Gabriele d’Annunzio ha scritto poco più di un secolo fa. Il senso di decadenza che pervade l’antico castello di Anversa, dimora della famiglia dei Sangro, dove tutto è “vetusto, consunto, corroso, fenduto, coperto di polvere, condannato a perire”, sembra davvero essere lo stesso di questi nostri tempi bui.
A riportare alla sua pristina bellezza il capolavoro teatrale del Vate è l’Atir di Milano per la regia di Serena Sinigaglia. Mettere “la fiaccola sotto il moggio”, espressione tratta dal linguaggio evangelico, significa occultare la verità e nella pièce quando la giovane Gigliola decide di alzare la fiaccola e di far emergere l’atroce verità che pesa sul capo del padre Tibaldo e della matrigna Angizia, la situazione, invece di migliorare, precipita.
La forza della verità non fa che accelerare il processo di disfacimento, quel crollo, già in atto da tempo, della casa e della famiglia. Dunque la verità non salva, non cura, ma finisce l’opera che la menzogna e il crimine hanno cominciato.
Serena Sinigaglia presenterà sul palcoscenico i cinque attori degli altrettanti personaggi del testo sempre presenti sulla scena, anche quando il testo non lo prevede. Sempre in scena, come se fosse impossibile sfuggire a quel declino. Come se non esistessero vie di fuga, esattamente come d’Annunzio sembra voler suggerire, un fato ineluttabile che incombe sui protagonisti e che non può essere evitato. Gli attori, vestiti a lutto, saranno gli officianti di questo rito di distruzione e sacrificio che, su precisa indicazione dell’autore, accade in occasione della Pentecoste cristiana.
In scena venerdì 27 marzo alle ore 21.00 al teatro Marrucino di Chieti (piazza Valignani, 7). Per informazioni: 0871.320007 – botteghino: 0871.330470
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