Il 25 aprile? Degli scoraggiati
Dovrebbe essere, il 25 aprile, la sobria ricorrenza del giorno dei coraggiosi, che animati da ideali sinceri, forse spesso anche ingenui, diedero una mano decisiva a costruire l’Italia. Forse, se avessero saputo cosa sarebbe diventata oggi, l’avrebbero pensata diversamente. Ma alla loro purezza va, comunque reso omaggio e un composto ricordo, magari lontano dalla retorica defedante che dilaga troppo spesso in ricorrenze del genere.
Loro, i coraggiosi di allora, molti dei quali bruciarono la vita, avevano comunque ideali, spinte morali, pulsioni adamantine. Il 25 aprile 2012, l’Italia conta gli scoraggiati: tre milioni di persone che il lavoro non lo cercano nemmeno più. Si lasciano andare, certi che sia inutile. Un fenomeno rattristante, che dilania il tessuto sociale, il presente e il futuro di tante famiglie o unioni. Ve ne sono in tutta Europa, ma in Italia tre volte di più. Aggiungiamo ai precari, che sono anche loro milioni, e tiriamo le somme di un paese che dalla Liberazione non ha mai vissuto mesi (o anni?) tanto amari. Tra tasse, balzelli a raffica, aumenti, riduzioni di reddito, ansie, paure. Sommiamo ancora la situazione aquilana e del cratere a tutto ciò, e otteniamo un ritratto raggelante. Imbelle, o semplicemente disfatta anch’essa, la politica gioca con slogan triti e ritriti, frasi inutili, banalità , sparando programmi e promesse che dimenticano sempre, appunto, scoraggiati, precari, disoccupati, sotto occupati, pensionati alla fame, gente senza più speranze. E suicidi.
Il 25 aprile sia un giorno di orgoglio e ripresa morale. Sia quel che potrà essere, ma per favore, chi sceglie la retorica come argomento, taccia e, se è capace di farlo, rifletta. Se ha coraggio e capacità , si dedichi a ricucire i pezzi e a tentare di rialzare la testa.
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