Gabrielli, riconoscenza e sconcerto
L’Aquila – di Amedeo Esposito - STUPISCONO LE PAROLE “DEDICATE” AI GIORNALISTI –
(Foto: Gabrielli e dietro di lui lo striscione di “Jemo ‘nnnanzi”) - Se precedentemente al terremoto che ha distrutto L’Aquila “ci sono state delle condotte distorsive, queste vanno ricondotte agli organi di informazione”. Un’ affermazione questa priva di senso – a nostro avviso – pronunciata dall’ex prefetto dell’Aquila, Franco Gabrielli, ora capo della Protezione civile, che la città non dimentica e non può dimenticare per l’impegno che egli ha posto a difesa, nel momento del bisogno, dei diritti dei cittadini aquilani.
Prova ne fu il suo intervento in occasione del blocco, per neve, dell’autostrada L’Aquila-Roma, quando la società di gestione dell’arteria fu “chiamata a rispondere delle carenze che determinarono disagi a non finire agli automobilisti”.
Ecco perché il suo dire, a difesa degli Scienziati della Commissione Grandi rischi, ora dinanzi al tribunale aquilano per aver diffuso pareri rassicuranti sull’evoluzione del terremoto di tre anni fa, ha disorientato i cittadini e, ancor più gli operatori dell’informazione.
Uno di quest’ultimi, Giustino Parisse, andrebbe fortemente sanzionato per “aver equivocato”, stando alle affermazione dell’ex Prefetto, le rassicurazioni date dalla protezione civile, determinando per questo errore la morte di due suoi figli e quella del padre.
Ed in più ci si domanda: perché, allora, al posto dei componenti della Commissione grandi rischi non siedono dinanzi al tribunale gli operatori dell’informazione; tutti, nessuno escluso, per non essere stati all’altezza del loro compito?
Potrebbe essere il modo giusto per uccidere la speranza – veramente minimale ora – della diaspora aquilana, alla quale Gabrielli dette ascolto ed aiuto.
In tal maniera, si dovrebbe supporre che fu un equivoco giornalistico la telefonata di Bertolaso all’allora assessore regionale alla protezione civile, Daniela Stati, perché zittisse quanti del suo staff avanzavano “inutili allarmismi?”
La domanda è: perché il prefetto Gabrielli ha omesso di dire che la Commissione grandi rischi e la Protezione civile, nei giorni precedenti al disastro sismico, con le loro dichiarazioni, azioni e smentite, hanno scientemente abrogato una legge atavica non scritta, ma ben impressa nella mente di ogni cittadino, tramandata nei secoli dai padri ai figli?
Legge atavica che detta un’unica indicazione: “…al terremoto fermati sotto un arco. Finita la scossa, esci di casa e vai in piazza, rimandoci finché non cessano le repliche”.
Dev’essere anche per questo, forse, che L’Aquila conta 99 piazze-
Da ultimo, va detto della responsabilità delle prevenzione per il sisma, che è in capo ai sindaci, come ha sostenuto Gabrielli.
Nei giorni precedenti il sisma del 6 aprile, i media – quelli dalla condotta distorsiva – registrarono due provvedimenti.
Il primo riguardò la chiusura dell’edificio scolastico “De Amicis”, ordinata dal Sindaco che’ebbe, fra l’altro, le critiche di una parte dei genitori dei circa 300 ragazzi che frequentavano la scuola.
Il secondo si riferisce all’ordine del prefetto Corsani (cessato il 31 gennaio 2009 dal suo ufficio e successivamente sostituito proprio dal prefetto Gabrielli) dato all’agente di guardia, in servizio in prefettura, “di lasciare la postazione e di tornarsene a casa”.
Sappiamo come i grandi della terra e l’Italia intera hanno poi visto il frantumato palazzo del governo.
Di qui il non senso delle dichiarazioni in difesa dei Componenti della Commissione grandi rischi che sono dinanzi ai giudici aquilani, del prefetto Franco Gabrielli, il quale può essere certo che la città a lui esprimerà sempre la riconoscenza dovutagli.
Non c'è ancora nessun commento.