Il pasticcio dei centri commerciali: aperti o chiusi nei festivi?
L’Aquila – 25 APRILE E 1 MAGGIO, SOLITA RISSA (di G.Col.) - La situazione è presto descritta: alla gente piacciono, ai commercianti minori concorrenti, e ad alcuni sindacalisti, no. E da sempre dura il braccio di ferro che legislatori regionali troppo teneri, o interessati, o diciamo bonariamente distratti, non sanno superare. Parliamo dei centri commerciali che ancora una volta si ritrovano al centro delle polemiche. Molti avevano annunciato, spendendo anche soldi in vistosa pubblicità sui giornali, aperture il 25 aprile e il 1 maggio. La gente aveva gongolato, preparandosi allo shopping, ma i sindacati dei commercianti e dei loro dipendenti hanno puntato i piedi proclamando uno sciopero per ambedue le giornate, da mattina a sera.
CONFUSIONE E AMBIGUITA’ – Il solito pasticcio confuso e ambiguo che caratterizza l’Abruzzo ogni volta che sul tappeto finisce un problema diciamo scottante. Nel senso che riguarda enormi interessi commerciali, molti lavoratori, ma soprattutto migliaia e migliaia di cittadini consumatori.
I punti fermi? Come sempre, pochi e semplici. In Abruzzo da almeno due decenni la politica, a livello regionale e comunale, strizza l’occhio agli affari e languida come una rigogliosa etera in un bordello di Istanbul, si lascia violare da tutti coloro che arrivano con i soldi in bocca e aprono a tutto spiano immense strutture commerciali.
IKEA E MEGALO’ 2 – L’ultima sta per aprire, IKEA, mentre si spala terra per raddoppiare la più vistosa, Megalò. Finiti nella polvere tutti gli ennesimi proclami farlocchi dei politici, con roboanti annunci che dicono “basta con la grande distribuzione”. Più d’un politico ha costruito la sua fortuna sull’argomento, forse non solo fortuna elettorale. Chi sa, a pensar male si fa peccato ma si azzecca anche.
ABRUZZO SUPERDOTATO – Gli eroi a petto nudo della difesa del piccolo commercio e della santità delle feste comandate sono pronti a sbraitare sull’argomento, ma i fatti parlano, e non ammettono repliche: l’Abruzzo (specie costiero) è la zona italiana con la maggiore concentrazione di grande distribuzione. Sì, una secie di record nazionale. Siamo solo 1,2 milioni scamuffi di abitanti, ma abbiamo quasi tutti un centro commerciale sotto casa. Manco a Milano ce ne sono tanti, fatte le proporzioni, è ovvio. E ora arrivano pure altri due giganti, IKEA e Megalò 2…
I politici tacciano, quindi, e faranno una figura meno meschina.
BARAONDA DI CIARPAME – Questa baraonda di carabattole, lucine e offerte speciali fa anche comodo, in qualche occasione, mica no. In tempi di crisi, soprattutto, in alcuni centri si compra anche bene. Le offerte speciali sono indubbiamente un’attrattiva potente e utile, così tanto per spegnere i bollenti spiriti dei commercianti che invece di ridurre i prezzi, li aumentano nei loro negozi sempre più vuoti.
L’abbondanza della grande distribuzione è inarrestabile, globale e comunque utile – pensiamo alla desolazione urbana aquilana – persino socialmente.
ALLA GENTE PIACCIONO – E siamo ad un altro punto fermo: alla gente piacciono, punto e basta. Nei festivi i centri sono colmi o stracolmi, luoghi di incontro, socializzazione, ritrovo, calmanti per l’ansia e la disperazione urbana. Dunque, l’idea di tenerli aperti il 25 aprile e il 1 maggio, ai più garba: non si discute. E siccome le maggioranze vincono, debbono vincere, se ne deduce che esiste un altro punto fermo, l’ultimo.
LEGISLATORI FARLOCCHI – Il legislatore avrebbe dovuto disciplinare con fermezza, rigore e serietà il settore delle aperture e delle chiusure. Cosa che non è avvenuta, altrimenti non sorgerebbe il problema che ha spinto i sindacati a proclamare lo sciopero del commercio il 25 aprile e il 1 maggio. Non lo ha fatto perchè è inetto, forse incapace, forse disinteressato ad una disciplina rigorosa che gli tolta lo spazio di manovra, in cui sguazza traendone – si suppone – tornaconti. Non solo elettorali.
Ed eccoci come un bamboccione impedito che non sa muoversi, un adiposo colosso dagli spostamenti lenti e goffi. La stessa agilità di due insetti in lotta… Non sappiamo come uscirne. Nel dubbio, confusione, liti, polemiche, scontri e alla fine cittadini scontenti o delusi. Se non sono capaci di stabilire quando un negozio deve restare chiuso, e quando aperto, figuriamoci… Non sarebbe forse meglio lasciare libera scelta ai gestori? Ma non c’erano le… liberalizzazioni?
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