Porto, ora tutti vogliono l’inchiesta
Pescara – … E NATURALMENTE CI DEVE PENSARE IL GOVERNO – Il porto muore, insieme con mezza città e tutta la sua dignità. Allora gran consulto e parata di indignazioni, chi più ne ha più ne metta. Colpe? Non attribuibili: non le ha nessuno, cioè tutti. Una interpellanza parlamentare firmata da esponenti del centrodestra e del centrosinistra da presentare nei prossimi giorni per sollecitare il Governo centrale ad intervenire sul porto di Pescara, che è oramai “un malato terminale”. Una o più commissioni d’inchiesta, cioè a livello regionale e nazionale, per ricostruire le vicende che hanno riguardato lo scalo e il mancato dragaggio. Un incontro urgente da chiedere e ottenere a strettissimo giro con i ministri Clini e Passera per discutere di questa delicata vicenda. Sono i passaggi che saranno seguiti nell’immediato per fare in modo che il Governo si interessi delle vicende del porto del capoluogo adriatico e individui una via di uscita.
A concordarli sono stati questa mattina, nel corso di un incontro voluto dal commissario del dragaggio Guerino Testa, alcuni parlamentari di entrambi gli schieramenti, nonché rappresentanti della Regione Abruzzo, primo tra tutti il presidente Gianni Chiodi, e il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia. Testa ha chiesto una “assunzione di responsabilità da parte di tutti”, spiegando di aver fatto “tutto il possibile, per ciò che mi riguarda”, e ha lanciato un appello alla costituzione di una sorta di “patto per il porto”, chiedendo sia alla Regione che ai parlamentari un impegno concreto. Se però non dovessero esserci conseguenze alla riunione di oggi Testa è pronto a dimettersi tra due settimane, “pur restando a fianco di tutti coloro che lavorano al porto”. Il commissario ha annunciato, tra l’altro, che domani si terrà una riunione della Commissione regionale per la pesca per il raddoppio del fermo.
La richiesta di Testa è stata accolta dal presidente Chiodi che a sua volta ha chiesto a tutti di “fare massa critica”. Si sono detti disponibili e pronti ad adoperarsi i senatori Di Stefano, Pastore, Legnini, e l’on. D’Incecco.
“E’ un problema nazionale che riguarda l’ecosistema, e mi meraviglio che non si siano ribellati gli ambientalisti” – ha commentato Pastore parlando dei fatti del porto e del fiume come di “una vicenda senza precedenti”. “Mi stupisce e impressiona – ha aggiunto Di Stefano – che le istituzioni pubbliche delegittimino le istituzioni pubbliche. Siamo arrivati sulla luna ma non riusciamo a capire cosa c’è nel fiume”, ha commentato riferendosi alle analisi sul materiale da dragare e sulla divergenza di risultati tra l’Arta e il laboratorio incaricato dalla Procura dell’Aquila (che il 12 dicembre ha interrotto il dragaggio).
Massimo appoggio è stato garantito anche da Maurizio Acerbo, che ha invitato “ad una azione sinergica per risolvere il problema nella sua complessità” e vorrebbe sapere dal commissario dell’Aterno Pescara, Adriano Goio, “cosa sta facendo e come sta spendendo i soldi”.
“E’ una situazione vergognosa” – ha commentato Marinella Sclocco proponendo dal canto suo, tra l’altro, “una azione dimostrativa forte e decisa a Roma, con i sindaci del pescarese”.
Il sindaco Mascia, che oggi era a fianco a Testa, ha annunciato che “tra 15 giorni avverrà la pubblicazione del Bura del Piano regolatore portuale che poi tornerà in Consiglio comunale per le osservazioni e salvo imprevisti dovrebbe essere approvato in quattro o cinque mesi”.
Proprio durante l’incontro è arrivata una comunicazione per annunciare il passaggio dal ministero dell’Ambiente alla Regione delle competenze per il rilascio delle autorizzazioni a versare a mare il materiale derivante dal dragaggio. E su questo punto il senatore Legnini ha posto una serie di interrogativi sui passaggi futuri, oltre a dirsi pronto ad intervenire per il porto.
Hanno partecipato, tra gli altri, il prefetto Vincenzo D’Antuono, il comandante della Capitaneria di Porto Luciano Pozzolano, il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, i consiglieri regionali Alessandra Petri e Lorenzo Sospiri, i rappresentanti della Camera di Commercio e del forum dell’Economia Carmine Salce e Bruno Santori. Quest’ultimo ha annunciato un ricorso alla Corte europea di giustizia, “perché non è possibile – ha osservato – che dei soggetti dello Stato si facciano la guerra tra loro e noi paghiamo le conseguenze”. Unanime la richiesta di fare luce su quanto accaduto attraverso una commissione d’inchiesta.
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