UIL su consorzi industriali


Pescara – (di Roberto Campo, UIL Abruzzo, foto) – La Uil Abruzzo ha criticato pubblicamente e a più riprese la scelta della Giunta Regionale di procedere non ad una riforma dei Consorzi Industriali, che sarebbe stata necessaria, ma alla loro sostituzione, caso unico a livello nazionale, con un non meglio precisato ente, un “coso” che non ha la natura di consorzio industriale, un potenziale nuovo carrozzone denominato ARAP che offre meno alle aziende (perché sparpaglia e disperde le competenze urbanistiche tra gli enti locali) e si propone di vendere loro servizi, con ipotesi di costi che stanno creando crescenti preoccupazioni nel mondo produttivo.

Dicevamo che prima di mettere mano a una riorganizzazione, bisognava avere in mente un disegno, ma l’Assessore Castiglione ha preferito distruggere l’esistente, mettendo sullo stesso piano consorzi funzionanti e consorzi inefficienti, senza avere chiaro cosa fare dopo. Invece di porre fine ai continui ed inefficaci commissariamenti comandati dalla Politica, li ha estesi e prorogati nel tempo.

L’Assessore non ha accolto il nostro invito a guardare ai migliori esempi di evoluzione dei consorzi industriali nel panorama nazionale, che ne mostrano l’idoneità in materia di pianificazione territoriale e sviluppo economico sostenibile, come mostrano gli atti del convegno svoltosi a Bologna il 14 marzo 2011 ed intitolato “Le aree produttive ecologicamente attrezzate in Italia: stato dell’arte e prospettive”, organizzato dalla “Rete Cartesio” (che comprende 170 organizzazioni), con la partecipazione del “tavolo di lavoro interregionale”, costituito da Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte e Toscana.

La Uil Abruzzo ha anche indicato perplessità sulla legittimità stessa della L. R. Abruzzo 29.07.2011 n. 23 “riordino delle funzioni in materia di aree produttive” per difetto di competenza del legislatore regionale: infatti, la Costituzione dispone che la materia “governo del territorio” competa alla legislazione concorrente Stato-Regione, mentre, le materie dell’ordinamento civile e della tutela dell’ambiente attengono alla legislazione esclusiva dello Stato. La Corte Costituzionale ha sentenziato che la pluri-materia “sviluppo economico” contempla materie attribuite sia alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, sia a quella concorrente e sia a quella residuale della Regione, ma la L. R. n.23 tratta tutte le materie sopra ricordate, non rispettando i principi dell’ordinamento costituzionale (in particolare, l’art. 117 della Costituzione) e ponendosi in contrasto con la vigente legislazione nazionale in materia (in particolare: Legge n.317/1991 sui consorzi per lo sviluppo industriale; D.lgs n.152/2006 sul servizio idrico integrato; D.lgs n.165/2001 sul lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche).

Anche l’Università D’Annunzio, Dipartimento Scienze Giuridiche, ha riscontrato profili di illegittimità nella Legge Regionale (mancato coordinamento delle fonti regionali con quelle statali in materia) e ha commentato che essa presenta diversi problemi e varie incertezze sotto il profilo dei principi di legalità, efficacia ed economicità, così come elementi di contraddittorietà, lacunosità, incoerenza. Per quanto riguarda la costituzione dell’ARAP tramite fusione degli attuali consorzi, con modalità ibrida, in termini pubblicistici ma anche privatistici-societari-civilistici, senza specifiche norme legislative-regolamentari su cui poter fondare un’opportuna fusione pubblicistica tra enti pubblici economici, tale fusione comporta diverse perplessità e difficoltà. Infine, si rilevano preoccupazioni derivanti dalla mancanza di capitale sociale in capo all’ARAP, alla dubbia qualificazione dei soci (tra l’altro la Regione non risulterebbe quale socio), ai costi dell’intera operazione (superiori a € 600.000-700.000 più altri oneri ed accessori non stimabili attualmente).

In questi giorni abbiamo letto prese di posizione provenienti anche da realtà del mondo imprenditoriale che giustamente cominciano a preoccuparsi degli esiti di questa avventura. Sarebbe cosa saggia che l’Assessore Castiglione si aprisse al confronto, convocasse gli incontri che sono saltati, e manifestasse una sincera disponibilità a rivedere l’impostazione. Facciamo una riforma dei consorzi industriali, moderna e condivisa; evitiamo di costruire entità pasticciate di cui poi pentirci dopo aver perso tempo e denaro.


20 Aprile 2012

Categoria : Economia
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