People, gente d’Abruzzo: il fotografo Luciano D’Angelo


Pescara – (di Stefano Leone) – Luciano D’Angelo – Nato a Pescara dove vive e lavora, è fotografo professionista iscritto all’Albo Nazionale dei Giornalisti; presta collaborazione con le maggiori testate ed editori italiani (Touring Club Italiano, Mondadori Editore (In Viaggio, Bell’Europa, Bell’Italia, Airone), Specchio della Stampa, Rizzoli RCS, National Geographic Italia, Meridiani, Condè Nast (Traveller), Panorama Travel, Editalia, Einaudi Editore ecc. E’ stato capo-servizio fotografico della rivista “D’Abruzzo” dal 1988 al 2003. Mostra personale al Museo Colonna di Pescara “Riflessioni” nel 2003. Lo incontriamo nel suo studio al centro di Pescara in un piovosissimo poimeriggio di una primavera che tarda a farsi largo; l’ambiente è ampio e circolare; al centro della stanza la sua scrivania, allegra nell’oggettistica e nello stesso tempo professionale negli arnesi “del mestiere”. Il personaggio è di quelli ai quali non piace essere “personaggio” pur avendone titoli e allori. Si siede al di qua della scrivania, insieme a noi; iniziamo subito chiedendogli:
- “La fotografia come arte, cos’è?”
- “ E’ la grammatica dell’immagine; la derivazione del tuo vedere. E’, per così dire, l’abuso di una forma di comunicazione immediata.”
- “La fotografia è un’arte diversa da altre forme come la scultura, la pittura?”
- “E’ diversa nella misura in cui si avvale di uno strumento, la macchina appunto, veloce ed immediata, implacabile e che suggella la realtà senza alterazioni di verità. L’era della digitale, poi, permette a molti oggi di esprimersi.”
- “La fotografia è lo specchio del mondo oppure il mondo è lo specchio del fotografo?”
- “Mondo e foto dipendono da come il fotografo vuole farli vedere; un oggetto, un paesaggio, sono uguali per un bambino e per un uomo, dipende da come l’uno e l’altro vedono la stessa cosa e la raccontano.”
- “Henri Cartier Bresson, padre del fotogiornalismo, asserisce che è una illusione che le foto si facciano con la macchina, si fanno con gli occhi, il cuore e con la testa.”
- “Verissimo. Sono totalmente d’accordo. Prima pensare poi scattare. Viene prima il pensiero del fotografo, successivamente lo scatto; è come mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Insomma, un modo di vivere.”
- “L’attrezzatura, la tecnica, il fotografo. Un trio inscindibile oppure vi sono altre componenti?”
- “Le componenti sono molteprici ma l’attrezzatura è fondamentale come il pennello per il pittore, lo strumento per il musicista, il martelletto per lo scultore; la tecnica è qualcosa di personale, ogni fotografo la impara e la rivendica; il fotografo è la personificazione della capacità interpretativa dell’amore. Il fotografo è la sensibilità dell’uomo.”
- “Di un soggetto, il fotografo si chiede cosa è oppure il perché?”
- “Come nella curiosità di ogni persona il fotografo si chiede il perché.”
- “Dieci fotografi, di fronte allo stesso soggetto, ragionano allo stesso modo?”
- “In comune hanno la curiosità; il resto è sensibilità, tecnica e ragionamento differenti.”


19 Aprile 2012

Categoria : Le Interviste
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