Annibale, una penna si è spenta

L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto da Facebook) – Annibale Gentile, morto dopo una banale caduta mentre camminava per la sua amatissima Avezzano, è una penna che si spegne. Una vera penna giornalistica, che ha saputo – come un altro indimenticato collega marsicano, Luigi Marini – svolgere in modo esemplare il suo lavoro, spintosi fino alla ricerca storica, alla letteratua, agli scoop su Ignazio Silone.
Annibale era intelligente, scriveva in italiano (non sempre accade nel giornalismo…), aveva un suo stile non omologabile, una sua verve personalissima, una vitalità eccezionale. L’ultima volta che lo sentimmo, al telefono, ce l’aveva con noi per un articolo a suo giudizio troppo ironico sulla “marsicanizzazione” della politica in provincia dell’Aquila. Con affetto ci invitava a non esagerare, ma sapeva che l’ironia (a noi cara, come a lui del resto) non è… peccato. Anzi, nel giornalismo è condimento indispensabile, soprattutto per non prendere il mondo, e neppure noi stessi e il giornalismo, troppo sul serio.
La telefonata finì con il trito impegno di vederci qualche volta, che diamine, pare che abitiamo uno a New York e l’altro in Nuova Zelanda… Non accadde, e ora – con commozione – stiamo ricordando Annibale che davvero se n’è andato troppo presto. L’Abruzzo, la Marsica, la nostra terra comune di ex Equi, ex Marsi, ex Sabini, ex Marrucini, ex Piceni e così via, hanno bisogno di buone penne, di buoni spiriti, di un po’ di arguzia per sopravvivere ai tempi, alla politica, alla crisi e anche a Monti. E Avezzano aveva bisogno di un Annibale che la amava come pochi ancora sanno fare. Senza altri fini che l’amore per l’amore. Non è un coccodrillo, questo, Annibale, è un commiato commosso, anche per chi non ha avuto la fortuna di conoscerti personalmente e giornalisticamente.