Avvocati, attenti ai grandi rischi…


Anche grandi avvocati, come quelli che si sbracciano nella difesa della Commissione Grandi Rischi, dovrebbero essere molto attenti… ai rischi. Quelli delle distorsioni. Quelli che corrono tentando di addossare ai giornalisti responsabilità che sono di altri. Ieri in tribunale si è tentato di sminuire la professionalità del cronista che scrive queste righe, tornando sul tasto dell’intervista detta “del bicchiere di vino” al prof. De Bernardinis.
Dito puntato sul fatto che fu registrata per la tv prima della riunione della CGR a L’Aquila il 31 marzo 2009. Sfondata una porta aperta: il cronista che leggete, in tribunale, testimone, disse che era stata registrata prima, non perchè lo ricordasse, ma perchè gli appariva probabile. L’intervista riguardava – infatti – la Commissione, i suoi compiti, la situazione sismica a L’Aquila, la paura della gente, le funzioni della commissione, Non le due decisioni, ovviamente, proprio perchè ancora non si conoscevano.
Quale dietrologia rintracciare in tutto questo? Solo il tentativo, ancora una volta, di scansare i nodi del processo, alzando polvere sul lavoro degli informatori. Che non potevano certo stare nelle menti della CGR nè conoscere quello che Bertolaso ha poi rivelato in una intercettazione telefonica: non allarmare, gettare acqua sul fuoco, far credere che il terremoto “scarica” energia scossa dopo scossa. Una macroscopica falsità scientifica.
Non sappiamo se la CGR sarà ritenuta colpevole. Nè sputiamo sentenze. Rifiutiamo il vecchio ritornello della stampa che è sempre colpevole di tutto, di fronte all’inettitudine di chi dovrebbe essere fonte limpida e affidabile di notizie veritiere, oneste, equilibrate ma non inzuppate di camomilla: tanto più quando esiste un rischio enorme. Quello che ha causato 309 morti e distrutto una città irrimediabilmente. A L’Aquila nessuno fiatò, nessuno pensò che bisognava agire perchè poteva esserci un terremoto, imprevedibile, certo, ma probabile se c’è uno sciame lungo e terrificante. Niente di niente, una città abbandonata, eppure a rischio da sempre, fragile, non attrezzatra minimamente, ma sismicamente all’anno zero. Questa è la verità dei fatti, altro che tentare di incolpare giornalisti che, in quella occasione come in altre, hanno fatto “come hanno potuto” il loro difficilissimo, arduo lavoro. Si abbia, cari avvocati, almeno la lealtà di difendere gli accusati senza scaricabarili e penose doppiezze. Tutti hanno diritto alla difesa. Ma non a quella ambigua che mira a colpevolizzare chi ha solo fatto il suo dovere. Al contrario di tanti altri che dovrebbero piangere ogni giorno sulle tombe e sulle rovine.



19 Aprile 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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