Un censimento pensato tardi:le case insufficienti,incubo esodo,fitti da sciacalli
L’Aquila – Domani avrà termine il censimento degli sfollati senza tetto o residenti comunque nella zona rossa, il centro aquilano messo a terra all’80%. Un censimento arrivato tardi, pensato fuori tempo, benchè fosse con enorme evidenza la prima cosa da fare dopo il sisma. Anche un bambino avrebbe capito che per poter aiutare le persone, occorre sapere quante persone bisogna aiutare, così come per invitare a pranzo delle persone, occorre sapere prima quante bocche siederanno a tavola. Se sono cinque, 600 grammi di pasta; se sono 10, almeno 1200 grammi. Questo nel terremoto aquilano non è avvenuto, nonostante le esortazioni della stampa e di tanti cittadini dotati di un minimo di raziocinio. Non sapremo mai perchè nè per colpa di chi, infatti la Protezione civile non è solita fornire molti dettagli sulle proprie azioni e decisioni, è fortemente politicizzata e orientata; il Comune sovente sembra fuori controllo.
Il censimento andava preparato ed eseguito subito, organizzato meglio, attuato lasciando alla gente più tempo dei 10 giorni che scadono domani 10 agosto. E’ avvenuto, parliamo delle sedi costiere, nel miglior modo possibile sul piano operativo e dell’assistenza, con l’impiego di persone gentili, preparate e disponibili, in divisa e in borghese: belle persone. Ma fretta, confusione, difficoltà nel reperimento dei moduli hanno inflitto a tanta gente fastidi, disagi, apprensione. Non era facile compilare i moduli destinati a lettori ottici, dunque da riempiere con chiarezza e usando caratteri in stampatello.
Era facile sbagliarsi nella compilazione dell’ordine numerico delle opzioni sulle aree. In diversi casi i moduli erano di non semplice reperimento. Poi sono stati distribuiti con un giornale, e anche questa è una scelta che ha suscitato perplessità e dubbi: perchè con un giornale e non con tutti i giornali? O almeno con i giornali locali? A molti è sembrato una trovata per accrescere le vendite, che una seria Protezione civile non avrebbe dovuto accettare: era una buona idea, ma i moduli dovevano accompagnare “tutti” i giornali, così come la pubblicità (perchè di questo si è trattato) avrebbe dovuto arrivare a tutti gli organi di stampa, e comparirvi a titolo gratuito. Invece è stata pagata: il terremoto produce anche vantaggi inaccettabili, riservati a pochi, a nostro avviso immorali. Per di più decisi dalla Protezione civile!
Migliaia di moduli, infine, arriveranno o sono arrivati per posta raccomandata: gli errori che contengono, e ce ne saranno, saranno… consegnati al lettore ottico così come commessi in origine.
Ieri il Comune dell’Aquila ha anticipato che saranno almeno 13.000 i moduli di richiesta, oggi sono già 11.000, aggiungendo con una certa considerazione di se stesso: lo avevamo detto noi che le case non bastavano!
Nessuno è tanto leale, alla Regione (per quello che conta in questa vicenda…), al Comune e alla Protezione civile, da affermare: è vero, dovevamo fare il censimento per primissima cosa, e poi le case in numero adeguato o almeno vicino il più possibile alle reali esigenze. Magari case di legno. Dovevamo individuare aree da tenere di riserva. Ora arriva settembre e comincerà lo strazio di chi vuole, ha diritto ad un tetto, ma non lo troverà avendo un basso o bassissimo punteggio. Un fatale viatico verso la definitiva fuga dalla città verso altre residenze, che non saranno provvisorie: chi non avrà casa, siano certi in Comune, andrà via per sempre. Da 70.000 abitanti, L’Aquila (quel che ne resta) scenderà a 40.000. E tutti sapranno perchè e per colpa di chi. I terremoti saranno stati due: quello naturale e quello a ciale, dove la faglia sono le autorità non sempre dotate di cervello per pensare e capacità di agire per il meglio.
Più etico che sociale il problema dei fitti che sono saliti alle stelle, sia in periferia che nei centri vicini. A Scoppito si parla di quadruplicazione (un fitto di 300-350 euro oggi risulta portato a 1200-1300 euro), ma si segnalano casi anche altrove, e persino spudorati annunci su pubblicazioni specializzate, come se tanti ritenessero normale sfruttare in modo vergognoso la situazione. Il Comune promette e si sbraccia, parla di requisizioni e di controlli, ma spesso le richieste sono verbali o in nero, quindi incontrollabili, e la gente ha disperato bisogno di affittare. C’è da vergognarsi di appartenere ad una comunità che si comporta in questo modo: aquilani che soffocano altri aquilani in disgrazia. Una macchia sulla storia della città e sulla sua cronica incapacità di prevedere i fenomeni e tenerli sotto controllo per tempo.
(G.Col.)
(Nelle foto Col: Case in costruzione a Preturo (sopra) e a Sassa (sotto) – Le immagini sono del 20 luglio scorso)
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