Voto, distruzione e ricostruzione


L’Aquila – (di Angelo Ludovici, PdCI) – Il prossimo 6 e 7 maggio si voterà nella nostra Città per il rinnovo del Consiglio comunale. In giro si dice che queste elezioni siano le più importanti degli ultimi tre secoli, riferendosi, chiaramente al precedente terremoto del 1703 quando la nostra Città venne distrutta ed iniziò la ricostruzione. Gli storici dell’epoca annotavano che anche allora il terremoto fu la conclusione di una fase di decadenza che durava da quasi due secoli e che solo dopo il 1703 si ebbe un rilancio economico e produttivo (ad es. nel 1732 si registrò un aumento della popolazione del 127% rispetto al minimo storico del 1703).
Quindi, storicamente, si potrebbe benissimo affermare che distruzione e ricostruzione sono componenti di uno stesso fenomeno e che è compito dell’uomo saperne cogliere gli aspetti positivi. Potrebbe essere una chiave di lettura per capire le tendenze in atto nella nostra Città e la scadenza elettorale del 6 e 7 aprile come momento chiave per dare una svolta alla ricostruzione. Il problema è che a questa scadenza ci si va in ordine sparso, con otto candidati sindaci, ben 22 liste e 700 candidati. Un candidato ogni 91 abitanti se andassero a votare tutti gli aventi diritto ma basandosi sulle precedenti elezioni e considerando un aumento dell’astensionismo, quasi sicuramente avremo un candidato ogni 55 abitanti. Qualcuno interpreta questo dato come positivo in quanto espressione di una forte volontà di partecipazione democratica ma scavando sotto le ceneri ed analizzando i dati da un punto di vista più generale, questo schema della rappresentanza popolare non si lega bene con la drammaticità della situazione. In questa fase, per affrontare la ricostruzione ed il rilancio economico della nostra Città abbiamo bisogno di un governo forte e autorevole. Va rafforzato il rapporto con il governo nazionale proprio per riequilibrare alcune debolezze connesse all’interno del governo regionale.
Da questo punto di vista le elezioni assumono un’importanza strategica ed il localismo deve cedere il passo agli interessi più generali. Analizzando un po’ più a fondo il quadro politico e le forze politiche in campo ci accorgiamo che questo schema della frammentazione della rappresentanza politica non può funzionare per il grande obiettivo comune della ricostruzione ed essa è solo funzionale ad una grande operazione gattopardesca. Lo scenario delle liste in campo fa riferimento al quadro politico nazionale ed ognuna di essa dovrà rendere conto dei risultati. La destra, il centro ed anche la sinistra giocano una partita locale ma tutte vengono ricollocate negli scenari politici nazionali post elezioni ed in previsione del rinnovo del parlamento del prossimo anno. Ci sono piccole varianti; ad esempio l’UDC che dovrebbe essere il motore centrista è spaccata al suo interno ed una parte sostiene il candidato della destra mentre l’altra sostiene il candidato di centro sinistra, il movimento di Rutelli è schierato con il centro sinistra mentre a livello nazionale si colloca con il cosiddetto centro ed il candidato centrista di Futuro e Libertà si ritrova con un cerino in mano.
La destra è spaccata in due fronti: il PDL con una lista di sostegno ed il candidato MPA con ben otto liste. Insomma, come diceva qualcuno più grande di me, “grande è la confusione sotto il cielo” ed in questi casi è giusto, necessario e fondamentale fare scelte oculate. Il Sindaco Cialente qualche giorno fa ha lanciato la provocazione e l’obiettivo che l’unica cosa da fare, in questo caso, è la sua rielezione al primo turno e ne ha spiegato le ragioni. Sembra un obiettivo impossibile, data la situazione, ma se ci ragioniamo un po’, potrebbe essere l’unico serio e possibile per battere trasversalismi, integralismi ed inciuci del secondo turno e per ridare fiducia ad una popolazione stremata dal terremoto e non solo. Il centro sinistra ci deve credere e provare. La gente ha bisogno di un quadro politico chiaro ed il centro sinistra è l’unica alternativa possibile.


17 Aprile 2012

Categoria : Politica
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