Sgarbi, crimine di tre anni
L’Aquila – Per Sgarbi avere i soldi e non usarli per ricostruire, in tre anni, una città e i suoi monumenti, è un crimine, sa di mafioso, è come ostacolare il funzionamento dello Stato. Lo ha detto, con la consueta foga oratoria e linguaggio forbito, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, intervenuto oggi nel Duomo dell’Aquila all’esposizione di diversi dipinti dell’artista Gasparro: immagini forti e potenti, di ispirazione sacra, che saranno collocate in futuro in una struttura ricostruita e messa in sicurezza. Per Sgarbi, il modello di una ricostruzione sapiente e rispettosa è Santo Stefano di Sessanio. Il critico non riesce ad ammettere, a capire, e certamente non capita solo a lui, perchè siano trascorsi tre anni senza un vero inizio della ricostruzione aquilana. Benchè, e questo gli appare molto grave (ma per tutti è la medesima sensazione…), ci siano le risorse, da tempo disponibili, per dar vita almeno ad un primo momento di riedificazione del centro storico. Un crimine che si perpetua da tre anni. Parole forti pronunciate di fronte ai molti presenti (chi sa se c’erano candidati sindaci?) sotto le volte maciullate di San Massimo, la chiesa tra le più colpite, che oggi è un immenso ponteggio, un gigantesco puntellamento. Un’immagine di rovina e di ritorno indietro nel tempo che continua a ferire, a straziare tutti coloro che la vedono.
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