Necropoli, dai millenni giunge la fortuna culturale e turistica
Fossa – (di Gianfranco Colacito) – (Foto: immagini che si trovano su libri, siti e pubblicazioni di tutto il mondo, data l’unicità culturale di taluni aspetti della necropoli di Fossa) – Dal nono secolo prima di Cristo, e per almeno mille anni, la necropoli trovata a Fossa, lungo il corso dell’Aterno, è stata utilizzata. Il grande cimitero, questo è infatti una necropoli, risalente all’Età del Ferro è secondo in Abruzzo solo a quello di Campovalano, presso Campli, ma sotto certi aspetti unico. Un sito archeologico di gande rilevanza, quindi, non solo sul piano culturale e storico, ma come potente futuro polo di attrazione per il turismo colto.
Pare che finalmente lo abbiamo capito, tant’è che ieri si è dato l’annuncio, e speriamo anche il via concreto, ad un parco archeologico che dovrebbe costituire il centro di interesse in tutto l’Aquilano, per un auspicabile sviluppo turistico. Che, di fatto, non c’è mai stato, almeno nel bagaglio politico-amministrativo, mondo fortemente incolto e distratto da beghe infime, fino al terremoto del 2009. Ben altro tipo di interesse hanno provato studiosi, scrittori, ricercatori, giornalisti di tutto il mondo, se è vero che alla necropoli fu dedicata una copertina della prestigiosa rivista americana National Geographic.Allora quasi non se ne accorse nessuno, in coerenza con un generale livello infimo di sensibilità . Ora tutto potrebbe e dovrebbe cambiare, benché sia prudente aspettare i fatti anziché confidare in parole e annunci.
La necropoli scavata negli ultimi vent’anni, grazie alla grande competenza di un archeologo al quale L’Aquila dovrebbe essere molto grata, il prof. Vincenzo D’Ercole, ha dimostrato a grandi linee che la storia in Abruzzo comincia molto prima di quanto si sia sempre creduto, complici pigrizie culturali e accademiche imperdonabili. E la solita triste mancanza di risorse.
La storia comincia più o meno mille anni prima di Cristo, nell’Aquilano come in altri luoghi abruzzesi, grazie a popolazioni e insediamenti di cui ignoravamo l’esistenza. Gente civile ed evoluta, capace di contatti, scambi, commerci, apprendimenti stilistici e culturali nel campo artistico. Gente italica di antica radice, e D’Ercole ha dimostrato in tanti scavi quanto valeva e potrebbero valere oggi i siti rivenuti, curati, vigilati, valorizzati e offerti al turismo. Una ricchezza, un’archeologia estesa, multiforme, piena di novità e scoperte: luce sui popoli della storia antichissima, in cui Roma era al di là da venire.
Perché tutti abbiamo idee più chiare, e confidando nei sindaci che verranno a maggio, ricordiamo che la necropoli italica è ritenuta la più importante della regione. Fu il cimitero degli abitanti della vicina città di Aveia ininterrottamente per quasi mille anni. Tra il X e il IX secolo a.C. le tombe erano coperte da grandi tumuli circondati da pietre, i cerchi di pietre che si vedono in tanti scavi, che a Fossa diventano un’altra cosa: attorno al tumulo vengono infatti disposte file di grandi pietre, simili ai menhir celtici, sistemate ad altezza decrescente man mano che ci si allontana dalla tomba. Unicità affascinante.
Di tombe fino ad oggi ne sono venute alla luce circa 500, a tumulo, camera (simile ai moderni loculi) e di altro tipo. Molte sepolture di donne e bambini, guerrieri e gente comune. Anche un buon numero di oggetti artistici stupendi, come i letti fatti di strutture di legno decorate con figurine preziose e raffinate in osso intagliato. Un’arte di altissimo livello, quindi una cultura insospettabile e ignorata per millenni. Un passato blasonato per l’Abruzzo, dono recato dai millenni, risorto dalla terra in cui civiltà e persone – i nostri veri avi – hanno dormito sonni da trenta secoli. Ogni tanto un terremoto, questo sì, e infatti quello del 2009 ha danneggiato la necropoli. Incredibile, ma vero. Forse una fortuna, in fondo, per riaprire una pagina vergognosamente chiusa tra abbandono, rifiuti, sporcizia, tombaroli e vandali.
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