Berlino e OCSE, esempio per L’Aquila
L’Aquila – di Amedeo Esposito –
UNA GRANDE “CITTA’ A DIMENSIONE DI STUDENTE” – (Foto: Berlino, città per i giovani europei) - Buone università, affitti bassi e istituzioni efficienti: questi gli elementi che hanno fatto di Berlino la città perfetta per i giovani e dei giovani, entro cui nei caffè girano più iPad che giornali di carta.
Elementi che Elena Comelli, sulle colonne de ilSole24Ore, fa discendere dal “vibrante panorama culturale berlinese, dalla accessibilità delle manifestazioni più importanti (musicali, teatrali, etc.)” che incentivano l’affluenza di migliaia e migliaia di giovani e anche talenti conclamati. Tedeschi ovviamente, seguiti dai turchi e da folti drappelli di italiani e francesi.
Per cui la capitale tedesca è ormai l’unica “città dei giovani” d’Europa.
Guardando la Berlino di oggi, appare fattibile – con le dovute proporzioni, ovviamente – che L’Aquila, con la ricostruzione, si avvii a creare una vera ed appetibile “città a dimensione di studente”.
Il recente esperimento in questo campo dell’Ance e dell’Amministrazione civica ne è una spia significativa, ancorché lodevolissima.
Una nuova e più ampia visione della “città studentesca” presuppone, però, caratteri più globali, rispetto a quelli del “popolo della notte”, formato da cinquemila giovani studenti e non, che animava la vita negli spazi notturni del centro storico, fino al 6 aprile di tre anni fa.
Attraverso un mix di studio, d’arte ed impegno culturale delle nuove leve giovanili, veri eroi sacrificati sul fronte dell’egoismo più sfrenato, in un’interazione, senza sé e senza ma, fra università (ora purtroppo in forte fibrillazione, poco edificante, per via del rinnovo del reattore), società civile e istituzioni efficienti.
In altri termini, come anche l’Ocse ha avvertito con i suoi studi che va conducendo lodevolmente su “L’Aquila intelligente”, soprattutto il “popolo aquilano della notte” ha il dovere di rialzarsi, dopo essere stato ferito dal movimento distruttivo dei luoghi usati, in una prospettiva culturale nuova che consenta anche di creare occasioni occupazionali avvertite, come accade nella capitale tedesca.
A quel “popolo”, infatti, vanno chiesti, ora più che mai, talento e tolleranza perché emergano i creativi del futuro giovanile aquilano.
Un’ utopia forse, sulle cui ali, però, il mondo è sempre progredito.
Perché, allora, all’Aquila non possa e non debba progettarsi un nuovo informato “popolo della notte” capace di ridurre al minimo l’attuale impietosa “città degli anziani”?
Sarebbe una realtà moderna non avulsa, ovviamente, dalla volontà politica (per usare un eufemismo), da quella delle istituzioni, in una con la gente (anche quella cosiddetta povera) costretta ora ad essere diaspora e soprattutto dalle generazioni in avanzamento.
Potrebbe certamente essere “resistenza positiva” all’esodo in atto delle migliori menti aquilane, senza le quali la città non potrà “rialzarsi” dalla rovinosa caduta materiale ed umana.
Lo tengano ben presente quanti con i loro “favolosi programmi culturali” si sono candidati alla carica di sindaco.
Il governo della città è cosa seria in qualunque momento; ma lo è ancor più ora affinché termini l’esodo della dolorosa “diaspora aquilana”.
Non c'è ancora nessun commento.