Cratere, buona quarta Pasqua

Sì, è la quarta Pasqua della seconda vita per chi abita nel cratere, 56 comuni piò o meno sconquassati, incluso quello percosso e attonito dell’Aquila. Questi auguri sono per la “gente senza città“, come l’ha chiamata in un servizio in tv la giornalista Daniela Senepa, e che è difficile definire meglio. Gente silenziosa che abbiamo ancora una volta visto nella fiaccolata – ormai storica – del 6 aprile: luci tremule e vivide, che vagano tra lugubri scenari di palazzi morti, ormai spesso solo facciate. In qualche modo oggi L’Aquila ricorda Venezia, dove dietro le facciate degli ornati edifici del Canal Grande, con finestre buie come orbite di defunti, spesso non c’è nulla. Non abita nessuno.
Quarta Pasqua, perchè bisogna includere anche quella tremenda dell’immediato dopo-sisma, nell’aprile 2009, quando era appena cominciata – brutale e devastante – la seconda vita di tutti coloro che quella notte c’erano. Gente senza città, oggi, e senza una vita, allora, oppure ancora adesso, che sono trascorsi tre anni tondi tondi.
Però ormai abbiamo tutti assimilato, digerito a forza, che non si può mollare, che non è lecito lasciarsi andare, cedere, affondare nelle levantine evanescenze nello squilibrio mentale. Quindi, per quel poco che vale, anzi quasi nulla, buona quarta Pasqua. Ricordate il suono del pennino sul fondo della boccettina di inchiostro? Chi ha gli anni, sicuramente ricorda. Chi bazzica touch screen e non sa altro, rinunci a capire. Comunque, siamo a quel suono. Una stilla di inchiostro per scrivere ancora qualcosa. Lo preferivamo verde, e non lo trovavamo mai. Chi sa se esiste ancora… o se ce n’è solo di rosso sangue.