Rossini: lotta più dura alla malavita


L’Aquila – Per la Procura della Repubblica diretta da Alfredo Rossini insieme (foto) con la Procura distrettuale antimafia abruzzese, impegnata nelle inchieste del post sisma, entra nel vivo, come riferisce l’agenzia AGI, anche un’altra sfida: il contrasto alle infiltrazioni della malavita organizzata in quello che e’ considerato il cantiere piu’ grande d’Europa, un’attivita’ che nei prossimi mesi sara’ intensificata perche’, dopo tante incertezze, sta per partire la cosiddetta ricostruzione pesante, cioe’ quella delle case piu’ danneggiate. “Sulle infiltrazioni – avverte Rossini – la guardia non deve essere abbassata mai; sappiamo che il pericolo e’ sempre dietro l’angolo, ma siamo anche consapevoli di riuscire a fronteggiarlo. Le inchieste che abbiamo portato a termine lo dimostrano”. Quella piu’ importante denominata “operazione Lypas”, portata avanti dagli agenti del Servizio criminalita’ organizzata (Sco) della Questura dell’Aquila e dai militari del Gico (Gruppo d’investigazione criminalita’ organizzata) e dello Scico centrale di Roma, e chiusa nei giorni scorsi dal pm Fabio Picuti, riguarda appunto l’arresto dell’imprenditore aquilano Stefano Biasini di 34 anni, i fratelli Antonino Vincenzo e Massimo Maria Valenti, nati a Reggio Calabria ma residenti da tempo all’Aquila, e Francesco Ielo, nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona).
Per tutti e quattro gli arrestati l’accusa e’ di concorso esterno in associazione mafiosa. L’interesse delle cosche (Caridi,Zindato-Borghetto) si era concentrato sulla ristrutturazione delle case private colpite dal sisma, con interventi che venivano realizzati senza gare di appalto pubbliche e senza certificazioni antimafia.
Un mercato ricco, silenzioso e discreto. I fratelli Valenti erano gia’ attivi nel capoluogo abruzzese fin dal 2007. Prima del terremoto gli investimenti partiti da Reggio Calabria puntavano sul settore del commercio, della ristorazione e dello sfruttamento delle cave. Poi, con il terremoto, lo scenario e’ cambiato, aprendo il piu’ grande cantiere d’Europa. Per nascondere l’origine dei soldi, Caridi aveva iniziato ad utilizzare l’imprenditore aquilano Stefano Biasini, grazie alla mediazione dei fratelli Valenti e di Francesco Ielo. L’operazione sarebbe avvenuta attraverso l’acquisto di quota parte del capitale sociale di una societa’ interessata ai lavori post terremoto, utilizzando poi nei cantieri i lavoratori indicati dagli affiliati, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta originaria di Reggio Calabria. Fiscono nel mirino della Procura del capoluogo anche i lavori per la messa in sicurezza antisismica nelle scuole affidati dalla Provincia dell’Aquila fuori del cratere. Opere per 54 milioni di euro in dieci edifici, sette ad Avezzano e tre a Sulmona, mentre un filone dell’inchiesta riguarderebbe anche gli isolatori sismici installati in diversi immobili scolastici. Al momento non vi sono indagati.

LE INCHIESTE – A tre anni dal sisma che ha messo in ginocchio citta’ e provincia, i pm aquilani coordinati dal procuratore capo, Alfredo Rossini, hanno definito la maggior parte delle inchieste, tanto che i filoni piu’ importanti sono arrivati al processo di primo grado. Sono stati aperti 215 fascicoli per la morte di 309 persone: i piu’ significativi, per il numero di morti, sono una quindicina. Quella definita “madre” di tutte le inchiesta e’ quella sulla commissione Grandi Rischi per la quale i pm aquilani hanno portato alla sbarra i sette esperti che hanno partecipato all’Aquila alla riunione del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del sisma, al termine della quale, secondo l’accusa, si sono lanciati messaggi rassicuranti che non hanno fatto attivare precauzioni in grado di salvare vite umane. Si tratta di Franco Barberi,vicario della commissione Grandi rischi, il professor Bernardo De Bernardinis, gia’ vice capo della Protezione civile, unico indagato abruzzese essendo originario di Ofena, Mauro Dolce, direttore dell’ufficio prevenzione della Protezione civile, Enzo Boschi presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giuliano Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv, Gian Michele Calvi, sismologo e direttore dell’Eucentre di Pavia, “padre” del Progetto “Case” e Claudio Eva ordinario di fisica dell’Universita’ di Genova. Tutte cariche che gli imputati rivestivano all’epoca dei fatti. Il ritmo delle udienze e’ piuttosto serrato, la sentenza e’ prevista in estate.


05 Aprile 2012

Categoria : Cronaca
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