Dragaggio, ora servono 50 mln
Pescara – Di settimana in settimana, di mese in mese, la vicenda del mancato dragaggio del porto canale diventa sempre più grottesca. Al momento, il comitato che si occupa della vicenda ha appreso che sarebbe stata individuata un’area in cui scaricare i fanghi tossici, quando e se saranno finalmente prelevati dai fondali, e che quest’area (ancora non se ne sa di più) si troverebbe nel Nord Italia. Quindi molto lontano: lunghi e costosi viaggi da Pescara, e chi sa quanto tempo ancora. Ma non è tutto: occorrerebbero almeno 50 milioni per arrivare a questa soluzione. Soldi che non ci sono e che dovrebbe produrre la Protezione civile, nelle mani della quale è stata spedita la patata bollente. Soldi dello Stato. Spese enormi per riparare un danno spropositato, un’emergenza dovuta ad anni di inerzie e di mancati interventi ordinari. Che localmente, ormai, non si sia più in grado di far fronte al problema è chiaro. E quindi si bussa alle porte romane, chiedendo soldi, molti soldi, ma anche quattro mesi di sostegni ai marinai per un ipotizzabile fermo della pesca almeno fino a settembre.
Una serie di pasticci di queste dimensioni non si era mai vista, mentre il porto rimane chiuso e i marinai senza reddito.
Ma l’assurdo totale sta nelle analisi. Se n’è persa completamente la traccia. Nessuno sa se sono state eseguite, e in caso lo siano state, quali risultati hanno dato.
Una fiera dell’assurdo dentro la quale i pescaresi e tutti gli abruzzesi non sanno più cosa pensare e cosa dire, mentre i politici farfugliano, si defilano, balbettano scuse e pretesti, promettono con voci sempre più flebili. Davvero una disfatta su tutti i fronti e una prova spaventosa di inettitudine collettiva.
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