Zona franca, che brutta storia
La grande beffa della zona franca per L’Aquila, promessa e strombazzata nei tre anni dall’aprile 2009 a poche settimane fa, è una pagina brutta del dopoterremoto, che sta diventando sfrontata. La beffa non ha mai padri certi. Oggi se ne dicono tante, e qualcuno tenta ancora di addossare colpe a questo o a quello, all’unisono con i fragori (spesso disdicevoli) di una campagna elettorale nevrotica, somigliante ad una livorosa lite perpetua.
La storia della mancata zona franca potrebbe trasformarsi, invece, in un momento di lealtà e di onestà intellettuale, se i politici, di ogni colore, ammettessero semplicemente di non essere riusciti a ottenere il beneficio promesso per tre anni. Dovrebbero farlo facendo appello alla propria impotenza di fronte a no insuperabili, piovuti addosso a L’Aquila dalle lontane nebbie di un’Europa taccagna e sostanzialmente poco commossa dalla tragedia nostrana. Dovrebbero ringraziare Gianni Letta per aver strappato a Berlusconi, quasi fuori tempo massimo, l’ordinanza sulla riduzione delle tasse e la loro rateazione, che tutti stiamo vivendo: le rate sono già partite e sono, per i più, sostenibili. Un provvedimento davvero utile, invece di tante ciarle improduttive.
Ma basta, per dignità , alle diatribe sulla zona franca sfumata. Anche nel confronto elettorale, pieno di alterigia, rinfacci, boria, vis polemica esagerata, e distante dal un vero slancio d’amore per la città , spunti uno spiraglio di limpidezza e di verità . Non ce l’avete fatta? Pazienza, ma bando a bugie e nefasta facondia alla ricerca di consensi che non ci saranno, almeno su certi argomenti. Bugiardi e litigiosi, aggettivi perniciosi per chi sgomita nella politica arrancando verso il potere.
Non c'è ancora nessun commento.