“Lettera accorata” Villa Pini a Di Primio
Chieti – Scrive il comitato dei lavoratori Villa Pini che resiste: “Una lettera accorata per il primo cittadino di Chieti e tutti i consiglieri comunali, volta a richiamare l’attenzione politico-istituzionale sulla delicata e precaria situazione della Casa di cura Villa Pini e dei Centri SanStefAR. La consegneranno domani a Umberto Di Primio i lavoratori della clinica teatina, che presenteranno anche ufficialmente il loro Comitato Spontaneo di recente costituzione. Mercoledì 28 marzo, alle 12:30, il Sindaco di Chieti, che in più occasioni si è dimostrato sensibile alle vicende dei lavoratori travolti dal fallimento della Casa di cura, si recherà personalmente a Villa Pini dove incontrerà una delegazione del Comitato dei Lavoratori per ascoltare le loro ragioni.
Se nell’udienza del prossimo 13 aprile il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del TAR dell’Aquila, che annullava l’accreditamento di Villa Pini sulla base del mancato versamento di stipendi e contributi durante la gestione Angelini, i lavoratori di questa struttura saranno sconfitti per una seconda volta. Quella normativa che avrebbe dovuto difenderli, il famoso articolo 7 bis (l.r. 32/2007 e s.m.i.), rischia paradossalmente di ritorcersi contro di loro, che pagheranno con il posto di lavoro il disaccreditamento di Villa Pini, perdendo di fatto ogni possibilità di percepire alcun reddito passato e futuro.
Ma i lavoratori non sarebbero gli unici a pagare lo scotto di questa situazione. Il contraccolpo per il territorio di Chieti non sarebbe solo di tipo occupazionale, ma pregiudicherebbe anche i livelli di assistenza sanitaria erogata: gran parte degli operatori e degli utenti della struttura proviene, infatti, dal territorio teatino. Venendo meno l’offerta di Villa Pini, rischia di essere seriamente compromesso il diritto alla salute dei cittadini abruzzesi. Basta guardare ai numeri. Solo nel 2011 presso la casa di cura sono stati effettuati oltre 4.000 ricoveri ospedalieri e un totale di 155.000 prestazioni diagnostiche. Non poter più fare assegnamento su queste attività significa vedere aumentare i tempi delle liste d’attesa e crescere la mobilità passiva dei pazienti che dall’Abruzzo saranno costretti a spostarsi in altre Regioni per ricevere le cure necessarie”.
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