Raccomandarsi sempre e per tutto
Scrive via e.mail un abruzzese (peraltro dichiaratosi pescarese) residente da vent’anni a Kanhausen , periferia di Dusseldorf (Germania), dove ci legge: “In Abruzzo siete ridotti al punto di dovervi raccomandare per ogni cosa, persino per dragare i fondali del porto canale, e mi sento davvero in un altro mondo. Un tempo avrei voluto tornare, ma leggendo certe cose… sto bene qui”. Sintetizziamo, ovviamente, per carità di patria.
Come dar torto a quest’uomo? Dragare un porto, rattoppare una strada, garantire il servizio idrico, fornire una sanità decente, spazzare le strade, regolare il traffico: sono cose normali, appartengono all’ovvio e al quotidiano. In Abruzzo no. Da mesi il porto canale di Pescara è fuori servizio. Forse velenoso, sicuramente pericoloso.
Pescara è una città di mare, il porto è il suo centro vitale, anche se per fortuna non l’unico. Per tenerlo semplicemente aperto, serve alla fine ricorrere al capo della protezione civile, ammesso che basti. Serve raccomandarsi in alto, bussare a porte importanti. Roba da pazzi, situazioni che evidenziano un modo di essere e di vivere del tutto distorto, malato. E non è detto che si riesca, con tutte le raccomandazioni romane! Forse è bene che cittadini e loro rappresentanti politici si fermino a riflettere. E cerchino, magari, i perchè e i responsabili di questa ridicola scelleratezza. Ma come fanno e uscire di casa i reggitori della città di Pescara?
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