Noi, quei fantasmi di Roberto Grillo
I portici dell’Aquila, 500 metri di vita comune, lo struscio serale, la vita quotidiana monotona e senza grandi emozioni di ogni città di provincia, in cui tanta gente mette radici, ricordando ieri e guardando a domani. Ora L’Aquila ha uno ieri terminato il 6 aprile 2009, e un domani che nessuno sa veramente immaginare. Ci si sforza di pensarlo, ma chi è anziano sa che un domani aquilano per lui non ci sarà .
Ci vorranno troppi anni, e per molti è un impegno al di là delle forze e delle possibilità . Quindi tanti sono oggi solo fantasmi, quelli della splendida foto di Roberto Grillo che pubblichiamo e che sarà l’insegna della sua mostra nei prossimi giorni. Non si tratta di essere pessimisti, è soltanto la verità e bisogna accettarla. Il terremoto ha tolto a molti l’ultimo spezzone di vita, perchè il tempo rimasto non basterà per rivedere la città com’era, o almeno somigliante a com’era. Non che fosse la migliore, per carità , ma per ognuno era la “sua”, lo scenario in cui era trascorsa buona parte della vita. Luci e ombre, forse più ombre che luci, ma comunque parte della vita. Nel forte potere evocativo delle foto, c’è qualcosa di straziante, e molti non le amano. Attimi immobilizzati, immagini di qualcosa che non c’è, rammarichi e rimpianti di un momento, di una persona, di una situazione. I fantasmi di Grillo sotto i portici hanno una invincible forza melanconica, che induce al silenzio. Sprona chi ne ha voglia ad andare avanti, consapevole che quella prima vita è perduta senza remissione. E bisogna trovare spazio per la seconda, nel porto delle nebbie, ai piedi della collina di Spoon River.
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