No a Renzo Piano, ma siamo fuori di testa?


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) –
LA CITTA’ EUROPEA DELLA CULTURA … – Un auditorium di Renzo Piano, peraltro donato da gente civile e colta che abita nel Trentino, oppure uno sterrato sporco, con erbacce, rifiuti, preservativi, abbandonato a se stesso da sempre? L’Aquila deve scegliere. E non sta scegliendo. Contro l’auditorium di Renzo Piano nel piazzale delle Medaglie d’Oro, si levano e si sono levate voci contrarie, come sempre, ed è scoppiata la solita guerra dei sì e dei no. Una questione di lana caprina come le tante che hanno costellato di incompiute la storia della città. Purulenta di folli masochismi.
Che, fra l’altro, oggi è la seconda storia, dopo la distruzione, ma va assomigliando troppo pericolosamente alla prima.
Tutte le ragioni vanno ascoltate e le argomentazioni soppesate. Ma in questa vicenda bisogna scegliere, con un atto di decisionismo inconsueto nel mondo aquilano. Dato per scontato che tutto nella vicenda si sia svolto legalmente, s’intende.
Il parco del castello è stato nei decenni fino al 2009 una sorta di letamaio, un’area brecciosa, sporca, trasandata, spoglia, esteticamente nociva. Tradito il progetto originario (un’ampia piazza verde con cornice arborea che consentisse di ammirare la mole della fortezza dalla fontana luminosa, in una fuga prospettica armoniosa), tutto è rimasto nell’abbandono che è tipico di una città sempre mal tenuta, arronzata, trascurata, dall’aspetto libico, senza idee e senza buongusto, priva di una cultura dell’arredo e dell’ambiente urbano. Dopo il terremoto, arriva il dono: un edificio disegnato da Renzo Piano, collocato in posizione tale da non ostacolare affatto la visuale del castello, e di legno, quindi non destinato a durare nei secoli.
Per avere (a costo zero) qualcosa del genere, qualsiasi città darebbe qualsiasi cosa. Renzo Piano è un nome sufficiente per imprimere una valenza culturale al luogo in cui albergano sue opere, suoi interventi, peraltro destinati allo svolgimento di eventi ed episodi culturali. E L’Aquila rifiutando Piano vuol diventare… capitale della cultura europea! Ma con quale febbricitante malferma ambizione?
E’ il momento di risparmiare alla collettività un’ennesima “magra”, ponendo fine alla diatribe oppure dicendo un sonoro, trasparente “no”, opponendo un rifiuto motivato. Farebbe ridere i polli, ma sarebbe un atto di fermezza e di coerenza con delle idee. Ammesso che se ne abbiano ancora, da queste parti.


21 Marzo 2012

Categoria : Cronaca
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