Settis e una ‘cultura del nulla’
Ha prevalso la cultura del nulla, la scelta mercantilistica delle 19 new town (L’Aquila 1, 2…… 19) invece della città ricostruita. Conflittualità , politica, affari, soldi gettati via, negligenza, rinvii sine die. Parole dell’archeologo e storico prof. Salvatore Settis, (foto) non del solito giornalista aggressivo e fastidioso (per il potere), dette durante la visita dell’intellettuale a L’Aquila, nei giorni scorsi.
Settis è stato accompagnato nel nulla del centro storico sempre più diruto e scheletrito, tra cantieri di chiese e palazzi, ma anche tra rovine che fanno ombra da tre anni. Altrove, ha detto, ci si è dati da fare per ricostruire, restituire alla gente città il più possibile simili a com’erano. E’ avvenuto in Umbria, in Friuli, nelle Marche. A L’Aquila non si è ricostruito, ma costruito altrove, creando una superfetazione urbana lunga 30 km, una sorta di megalopoli di baracche, case di legno, map, palazzine dette CASE. Intorno all’urbs devastata, sono spuntate 19 aggregazioni urbane, 19 new town. Niente altro. Se tutto ciò aveva un senso nell’emergenza, oggi non ne ha più alcuno. Questa è la realtà che mostriamo al mondo, ai visitatori, mentre in Giappone appena un anno dopo Fukushima, è in atto una vera ricostruzione. Silenzioso e dignitosa. Possiamo parlare, per L’Aquila, di due terremoti: quello geologico e quello innescato dall’uomo. Questo è quanto, nell’imminenza del terzo anniversario. Celebrazione già fatta, anticipata da Settis.
E anche funerale di ogni buona intenzione per far sì che L’Aquila aspiri al titolo di “capitale europea della cultura”. Ci pare davvero un’impresa donchisciottesca.
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