Emergenza cultura in centro a Pescara, mentre Mascia e Testa restano a guardare


Pescara – Scrivono i consiglieri comunali Antonio Blasioli e Paola Marchegiani: “Il centro di Pescara sta lentamente e inesorabilmente perdendo i suoi presidi culturali e le amministrazioni Mascia e Testa restano immobili a guardare.
Dopo la chiusura della libreria Edison, pochi giorni fa hanno preso il via, nonostante le proteste dei mesi scorsi, le operazioni di trasferimento dei volumi dalla storica biblioteca di piazza Salotto alla nuova sede in via Tiburtina. Come se non bastasse, oggi abbiamo scoperto che per una settimana, stima ottimistica , la biblioteca provinciale rimarrà chiusa al pubblico. L’assessore alla cultura della Provincia di Pescara Fabrizio Rapposelli ha fatto sapere che la D’Annunzio necessita di lavori urgenti per l’adeguamento degli infissi e dell’aria condizionata. Ma in realtà, tutti conosciamo bene la pessima condizione in cui versa la biblioteca provinciale, dove a fine dicembre è stato chiuso il grande deposito librario, che custodiva, fra l’altro, tutte le collezioni dei quotidiani locali e ben 200mila volumi, che quindi non sono consultabili da mesi. Il problema è che l’impianto antincendio non è a norma e occorrerebbero risorse importanti per ripristinare le condizioni di sicurezza del seminterrato. Risorse e lavori di cui, ad oggi, non abbiamo notizie.
Ma era davvero necessario eseguire questi lavori proprio nel momento in cui i giovani di Pescara non possono utilizzare la biblioteca di Piazza Salotto?
È evidente che la situazione è drammatica. Le due biblioteche principali della città sono chiuse e il centro è stato mutilato, perdendo la sua funzione strategica di luogo di aggregazione per eccellenza. Il trasferimento della Di Giampaolo e la condizione di precarietà che vive la D’Annunzio stanno comportando una desertificazione culturale del cuore di Pescara, trasformato, ormai, in un percorso di puro e solo passeggio. Perché dalle prime avvisaglie del trasferimento della biblioteca Di Giampaolo non si è ragionato su soluzioni alternative e su una visione globale della città?
La città è sensibile a questo tema, e lo dimostrano le manifestazioni e le raccolte firme messe in atto negli ultimi mesi (tra cui il flash mob dei Giovani Democratici organizzato da Mirko Frattarelli), ma, nonostante ciò, non una parola è stata spesa da Mascia per proteggere le nostre biblioteche e garantire dignità culturale al nostro centro cittadino.
Mi chiedo come sia possibile restare immobili e non stilare nemmeno una bozza di proposta da presentare alla Regione, un’alternativa alla delocalizzazione della Di Giampaolo o un nuovo seminterrato dove custodire, in attesa dei lavori, il prezioso patrimonio librario della D’Annunzio. E mi chiedo come possano Testa e Rapposelli aver disposto la chiusura della sala lettura senza neanche aver pensato di aprire alla cittadinanza un’altra sala che, provvisoriamente, sostituisse quella oggetto dei lavori.
Penso che la proposta del consigliere pdl Lorenzo Sospiri, creare un’unica grande biblioteca regionale-provinciale in un locale nel cuore della città di proprietà della Regione o accendendo un mutuo, non sia da scartare. Le sue parole però, le uniche uscite da un rappresentante della maggioranza a Palazzo di Città, sono cadute nel vuoto e, se non si agisce in fretta, fra qualche anno il centro diventerà l’ennesima periferia di Pescara.
La passata amministrazione aveva un disegno ben preciso della città e credeva, appunto, che una grande mediateca nell’area di risulta avrebbe potuto essere la risposta alla richiesta di più e grandi spazi culturali di cittadini, anziani e studenti.
Noi sogniamo una grande biblioteca al centro di Pescara, con vista sul parco da realizzare nell’area di risulta, dove i giovani possano darsi appuntamento e vivere gran parte della loro giornata, una biblioteca che sia punto di riferimento per la sua funzione e per l’importanza della struttura. Perché le biblioteche non sono semplici edifici, ma luoghi di aggregazione e socializzazione fondamentali, specie in un Paese come il nostro, dove solo il 38 per cento degli italiani legge abitualmente libri, a fronte, ad esempio del 63 per cento degli inglesi. Dovremmo quindi valorizzare questi presidi culturali, investire su essi e crearne di nuovi.
È possibile che le sale lettura in piazza Grue e in via Giardino, volute dalla passata amministrazione, siano oggi chiuse e inaccessibili?
Questa amministrazione, come sempre, naviga a vista, non ha una visione globale del territorio né un progetto di come dislocare su di esse gli elementi che rendono vitale e viva una provincia. E, se il tema non è di sua competenza, poi, si lava le mani, anche se ciò che sta accadendo danneggerà per sempre l’immagine del grande capoluogo adriatico che il sindaco stesso agogna”.


13 Marzo 2012

Categoria : Cultura
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