“Apertura, basta schemi vetusti: siamo civil servant”


L’Aquila – (intervista di Gianfranco Colacito) – E’ snello, ma pesa molto Giorgio De Matteis, la cui presenza come candidato sindaco a L’Aquila ha sparigliato alla grande il PdL. E non solo. Tutti ricordano che il medico aquilano, da anni in politica, sa il fatto suo ed ha seguito. De Matteis il concreto, De Matteis che non le manda a dire, De Matteis politico piuttosto solitario, che ha come codice le proprie idee e non quelle di un partito. Almeno, prima le proprie idee. E poi le sigle, ammesso che servano ancora… Inabruzzo.com gli ha posto qualche domanda.
Lei è oggetto di “attenzioni” polemiche. Non sarà soprattutto perchè in molti hanno paura che vinca le elezioni comunali?
—Mi pare evidente che il progetto “L’Aquila Città Aperta” abbia spiazzato quei partiti “tradizionali” centrati sulle appartenenze o sulle ideologie. Siamo lusingati ma non sorpresi del forte consenso che ogni giorno di più registriamo e che indubbiamente preoccupa chi ragiona ancora secondo schemi vetusti, come quelli del bipolarismo malato e forzatamente conflittuale. L’attenzione degli aquilani è palpabile, i concittadini si informano e chiedono, ne parlano, le adesioni sono tante. “L’Aquila Città Aperta” richiama all’impegno politico tanta gente comune, stanca di una politica personalistica e distruttiva, aderiscono le associazioni, aderiscono sindacati, aderiscono sigle e partiti. Agli aquilani piace il nostro profilo di “civil servant”, di servitori appassionati ed instancabili al servizio esclusivo dell’Aquila.

Tutti gli strali colpiscono il commissario alla ricostruzione, tutte le colpe gli vengono addossate.. Siamo sicuri che quando non ci sarà più, le cose andranno meglio?
—La polemica continua e strumentale agitata da Cialente avverso la struttura commissariale da lui voluta ha ritardato la ricostruzione e creato grandi problemi all’immagine dell’Aquila. Ogni “governance” può essere discussa e migliorata, ma la legge va rispettata fin quando non viene modificata. La legge prevede la struttura commissariale, che doveva essere riconosciuta e rispettata in quanto tale, ed il piano di ricostruzione, che doveva essere fatto subito dal Comune e non con due anni di incredibile ritardo, con perdita di risorse finanziarie e credibilità della città in Italia. Dobbiamo superare le troppe polemiche sterili, e ragionare della “governance” sempre nell’ottica dell’obiettivo prioritario che si para dinanzi agli aquilani. Un obiettivo che supera ogni divisione e ogni logica di appartenenza. Un obiettivo che deve essere di tutti: la rinascita aquilana. La rinascita aquilana è stata senza dubbio rallentata dal clima di esasperata conflittualità di questi ultimi anni. Rinascita può essere credibile solo da un’amministrazione comunale che non indugi nel conflitto ma vada alla ricerca di ciò che unisce, alla individuazione di interessi comuni. All’Aquila dobbiamo avviare un nuovo clima di coesione politica e sociale. Senza unità, nessuna ricostruzione.

Uno pensa: perchè De Matteis, titolare di una prestigiosa carica regionale, che è anche comoda,, punta a fare il sindaco di una città da ricostruire? Molti ritenevano che lei avesse in mente una carriera parlamentare. Invece corre da sindaco. E’ amore per la città?
—Mi candido perché sono aquilano, ed in questo momento di eccezionale difficoltà i migliori aquilani hanno il dovere di impegnarsi. Mi candido per L’Aquila, ben consapevole di andare incontro ad un periodo molto difficile anche da un punto di vista personale. Mi candido perché credo nella massima di Martin Luther King, che ho assunto come “icona” del mio progetto: “Prima o poi arriva l’ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura né conveniente né popolare, ma bisogna prenderla perché è giusta”. Mi candido e metto la mia esperienza al servizio della città perché la straordinarietà del momento richiede l’impegno di tutti. L’Aquila Città Aperta rappresenta la comune volontà ad impegnarci tutti insieme per restituire dignità alla città violata ed umiliata dal terremoto e dalle divisioni che ne sono seguite. Gli aquilani possono ritrovare la perduta unità nell’obiettivo comune del fare per la buona ricostruzione. Per ottenere questo c’è bisogno di credibilità, il valore che muove ogni azione e ci permette di assumere e condividere responsabilità, assumere e condividere decisioni difficili.

Quando il gioco si fa duro, i duri giocano. Sa che guidare L’Aquila nei prossimi anni sarà difficile e pesantissimo?
—Certamente è un impegno da far tremare i polsi. Ma è un impegno che avverto come un dovere assoluto. Nel mio impegno politico ed amministrativo ho agito responsabilità importanti, come assessore regionale e come consigliere, ed ho sempre cercato, spero con successo, non già di interpretare le mie responsabilità come un comodo rifugio, bensì come sfida personale ed impegno totale per L’Aquila. E’ peraltro chiaro che la rinascita aquilana non è un compito alla portata di un eroe solitario. Potremo aver successo soltanto se attorno a questo comune obiettivo riusciremo ad aggregare, come stiamo facendo, un ampio schieramento di forze. La rinascita aquilana richiede l’impegno delle migliori energie della città, passa attraverso una aggregazione ampia ed originale. Dobbiamo fare delle differenze un valore aggiunto per la ricostruzione, che non è solo urbanistica, ma pure economica, sociale, umana, relazionale. Ed anche per questo la rinascita aquilana richiede un passo indietro ai partiti ed alle appartenenze.

La città è diruta, sfiduciata, socialmente sdrucita e sofferente. I giovani soffrono per mancanza di lavoro e per mancanza di socialità. Da dove comincerà se sarà sindaco?
—Recuperare dentro al Comune serenità e professionalità in un contesto difficile e sfiduciato che però è il fronte del rapporto con i cittadini. Indirizzare la situazione economica interna per valutare le condizioni finanziarie dell’ente. Accelerare la ricostruzione pesante, in periferia ed in centro storico. Non può essere diversamente, L’Aquila lo vuole e lo pretende. Migliorare quindi le procedure, integrarsi cooperando con le strutture commissariali ed il governo centrale, acquisire ogni possibile fonte di finanziamento per lo sviluppo, l’occupazione, le infrastrutture. L’Aquila deve tornare ad essere località centrale di un territorio vasto, città leader dell’Abruzzo intero, luogo di attrazione per gli investimenti esteri, una città bella e vivibile, una città di giovani, di talenti, di università, industria, turismo e terziario. Dobbiamo rompere l’isolamento istituzionale ed economico nel quale siamo precipitati nei cinque anni di amministrazione Cialente, e dico cinque perché L’Aquila era mal governata già da prima del terremoto. Il cialentismo, un insieme di verticismo ondivago ed esasperata conflittualità, ha privato L’Aquila della sua credibilità. Dobbiamo recuperare. Occorre riportare all’attenzione del Paese quella credibilità che Cialente con la sua conflittualità strumentale ha cancellato. Credibilità della capacità di proporre, anticipare i problemi, una città che viva e creda nel proprio futuro. E se è credibile la Città è credibile anche il Sindaco e l’Amministrazione.

L’insicurezza e la paura della delinquenza montante sono due elementi molto negativi e pericolosi per la collettività. La città della malavita è una sorpresa dolorosa e negativa.
—La crisi di identità dei nostri figli, dei nostri giovani, il loro futuro è la nostra priorità. Indubbiamente assistiamo a fenomeni che denotano una manifesta crisi di valori. L’Aquila è una città ferita, dispersa, disgregata, che ha perso punti di riferimento importanti e momenti di incontro fondamentali per una sana socialità. Questo è l’humus di base sul quale si innestano e crescono fenomeni di marginalità, depressione, pure di disperazione che poi generano fenomeni aggressivi e violenti, preoccupanti e non da sottovalutare seppure al momento contenuti. Come Sindaco dell’Aquila sarà mio obiettivo fare tutto il possibile per ricostruire la comunità aquilana. “L’Aquila Città Aperta” significa costruire per incontrare e non per dividere, aprirsi agli altri e non chiudersi, integrare e non disgregare, accogliere e non odiare. “L’Aquila Città Aperta” è un atteggiamento che dobbiamo recuperare, una scelta culturale, una visione, è un punto di vista nuovo con il quale guardare la nostra città.

Sarebbe stato prevedibile un suo avvicinamento al PdL, almeno alle elezioni. Invece corre da solo, sicuro soltanto del consenso personale, che in passato ha sicuramente avuto. Perchè?
—Ho già detto che la rinascita aquilana richiede di superare gli schemi tradizionali della politica, le fazioni e gli steccati, affinché le energie positive della Città tutta trovino il comune denominatore del costruire il nostro futuro, il futuro dell’Aquila. Da queste considerazioni nasce il progetto “L’Aquila Città Aperta”. Siamo stati e siamo aperti a tutte le possibili contaminazioni di partiti e movimenti interessati ad operare concretamente per la rinascita aquilana. Ma diciamo no alle divisioni artificiali ed ai candidati inventati che sono soltanto strumenti, più o meno consapevoli, di lotte intestine di potere e di esasperati personalismi. Sul Pdl, in particolare, ho poco da dire, la situazione interna è frutto di una gestione inadeguata, per quanto mi riguarda lavoro affinchè l’area moderata del PDL trovi da noi il giusto approdo.


10 Marzo 2012

Categoria : Le Interviste
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