Bankitalia, ora si “scopre” il problema: 1500 persone allo sbaraglio dal 6 aprile
L’Aquila – Alcuni giorni orsono una nostra lettrice (Anna Torchetti o Turchetti, non si capiva bene la firma) ha messo in luce – per conto di suoi amici o parenti un tempo abitanti nel quartiere Bankitalia a L’Aquila – con una lettera, che ci siamo affrettati a pubblicare, l’enorme problema dei 1.500-1.600 residenti in quella zona, 260 appartamenti, quasi la metà dei quali inagibili anche gravemente, che si sappia. Gente che non ha più casa dal 6 aprile alle ore 3,32, fuggita in massa dopo essere rimasta prigioniera in una via senza uscita (via dei Marrucini, bloccata da crolli, frane e mostruosi ingorghi con gente terrorizzata e stravolta), tra oscurità , puzza di gas, perdite di acqua, precipitare di macigni, blocchi di intonaco, pezzi di cemento e ferro dagli edifici vicini, tutti crollati o devastati profondamente. Una tragica odissea di terrore e di spasmodica ansia per centinaia di persone, molte anziane e di salute malferma, che si sono sentite per ore perdute e totalmente abbandonate. Almeno tre ore.
La lettrice diceva: come può la Banca d’Italia parlare di rientri a settembre, dopo lavori neppure iniziati nella fase preparatoria? Chi tornerà in palazzi in parte sicuramente “E”, tra muri spaccati, lesioni paurose, edifici che appaiono come sbilanciati o spostati dall’effetto “caramella” del terremoto? Chi oserà entrare nella zona rossa, percorrere strade tra palazzi che continuano a sbricolarsi ad ogni scossa, in un quartiere che oggi sorge (si fa per dire) tra crateri di crolli e paurose devastazioni di edifici monchi, sfondati, svuotati? Soprattutto, cosa evidenziano i sondaggi geologici di cui nessuno conosce i responsi? Chi nasconde che cosa, e perchè?
Oggi l’argomento viene ripreso da un giornale, ed è bene che se ne parli il più possibile. La sola a restare muta è la Banca d’Italia, che non ha inviato fino ad oggi neppure una, una sola comunicazione ai propri inquilini, o forse lo ha fatto… per posta cartacea, perchè gli impiegati sono fatti così: vivono nelle dimensioni assurde della routine burocratica. O per telefono verso numeri fissi di centinaia di appartamenti ormai disabitati dal 6 aprile? La banca vuole fare del bene a L’Aquila e ai suoi inquilini? Ebbene, usi le somme che dice di aver messo a disposizione , a quanto pare ingenti, per edificare velocemente case decenti di legno, da affittare a chi aveva i contratti in corso. Non pensi solo ai propri dipendenti, peraltro giustamente, ma a tutti gli inquilini: la Banca d’Italia non è il credito agrario di Roccacannuncia, ma lo Stato! Sarebbe un ottimo investimento, perchè pagherebbero i fitti, salvo poi un diritto di riscatto, tutto da studiare legalmente. Non getterebbe via i soldi, ma li investirebbe, salvo poi recuperare parte del quartiere, vendendolo o usandolo in maniera proficua. la Banca finge di non sapere che vi erano ospitati in nero decine e decine di studenti universitari? Ultimo quesito, davvero imbarazzante: il Comune conosce questo problema, fa finta di non saperne nulla (1.500 persone sono cittadini aquilani), o davvero incredibilmente non ne sa nulla? E l’assessore al sociale cosa fa?
(Nelle foto esclusive Col: Sotto, così si trovano i palazzoni attorno al quartiere Banca d’Italia. Sopra una foto impressionante nelle lesioni all’interno dei palazzi Bankitalia in via Marrucini)
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