Sfollati “in vacanza”? Parole crudeli e offensive
Roseto – Riceviamo da un aquilano sfollato e ospite in una struttura a Roseto dal 7 aprile (lettera firmata e indirizzo e.mail, con preghiera di non pubblicare i dati a scanso di… infortuni): “Ho letto oggi su un giornale una frase infelice che definisce gli sfollati “in vancanza sulla costa”. Non so a chi attribuirla: a chi viene riportato come fonte, al giornalista, ad altri che evidentemente parlano senza pensarci prima. La frase è infelice, ma soprattutto offensiva. Se volevano colpire coloro che sbafano, dovevano specificare ciò che intendevano. Così si colpiscono tutti, e sono migliaia di persone che non sono in vacanza, ma sfollati, senza casa, senza beni, senza molte speranze vista la confusione che persiste in materia di indennizzi e ricostruzione, o semplicemente lavori di ristrutturazione. Siamo a migliaia, psicologicamente distrutti, ancora profondamente colpiti dall’orrore di quella notte, da uno sradicamento sociale che nessuno sembra capace di risanare nè tanto meno guarire. Della vacanza attuale faremmo volentieri a meno e vorremmo, almeno io e tanti altri, tornare a casa nostra e nella nostra città , ma non possiamo assolutamente neppure pensarci. Se c’è chi ne approfitta, si tratta di poca gente, e siano fatti accertamenti, ma non si offendano migliaia di persone travolte da un disastro immane, in gran parte irreparabile, che peserà sulle nostre vite presenti e future. Un mio nipote di 9 anni è ancora terrorizzato, non mangia, non dorme, non gioca più e scappa ogni volta che qui vicino passa un treno. Non si scherza su certe cose. Chi ha pronunciato o scritto quella frase, chieda scusa umilmente e badi a ciò che dice o scrive, o smetta di scrivere, mestiere che è serio e difficile, ma viene preso alla leggera. Scusate lo sfogo, parlo a nome di tante, tante altre persone”.
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