“Lo sciame aquilano doveva preoccupare, poteva essere precursose di disastri”
L’Aquila – ANCORA SMENTITA LA TEORIA DELL’ESAURIMENTO DELL’ENERGIA CON LE SCOSSE – La scienza, in particolare quella russa che spesso va per la sua strada rispetto al resto del mondo, non conosce unanimità , specie sui terremoti. Uno dei maggiori sismologi del mondo, un russo appunto, ritiene che il lunghissimo, incalzante e pauroso sciame sismico iniziato nel dicembre 2008 e insentificatosi a febbraio e marzo 2009, doveva e poteva preoccupare e apparire come possibilew precursore di un evento catastrofico. Quello del 6 aprile 2009, appunto.
A dirlo questa mattina in tribunale, nel processo alla Commissione grandi rischi, è stato senza mezzi termini il professor Vladimir Kossobokov, componente della commissione rischi del suo paese, scienziato ascoltanto da politici e specialisti anche in Francia e in altri paesi che non sottovalutano i terremoti. Pur essendo meno sismogenetici dell’Italia.
Oggi nel corso della sedicesima udienza del processo, Kossobokov , ha parlato dell’elaborazione di un algoritmo di previsione di un terremoto che per L’Aquila “era stato predetto gia’ ai primi di marzo del 2009, con un magnitudo di 5,5 della Scala Richter”. L’esperto e’ stato citato come teste dall’avvocato di parte civile Wania Della Vigna e la sua testimonianza, avvenuta alla presenza di una traduttrice, e’ da considerarsi importante perche’ Kossobokov fin da subito dopo il sisma ha assunto una posizione molto critica nei confronti delle risultanze della riunione della Cgr del 31 marzo 2009, una settimana prima della devastante scossa di magnitudine locale 5,8. magnitudine momento 6,3. Nel giugno del 2010, infatti, il russo ha rifiutato di firmare una lettera aperta di sostegno agli scienziati messi sotto accusa, parlando di “polemica orchestrata” nonche’ di “malafede scientifica”.
Alle domande poste dall’avvocato Maria Teresa Di Rocco (legale di alcune parti civili), lo scienziato russo ha risposto che “lo sciame sismico in atto all’epoca all’Aquila non era da considerare uno scarico di energia e che al contrario le piccole scosse possono generare terremoti forti”. Ha parlato della la storia sismica dell’Aquila, della la presenza di faglie attive, come quella di Paganica, che la stessa localizzazione degli epicentri, rappresentano degli indicatori di rischio sismico. Kossobokov, subito dopo la sua testimonianza, ai cronisti ha chiarito che lo sciame andava valutato diversamente dal punto di vista del rischio sismico. Niente rassicurazioni di alcun genere, caso mai – ha detto – una precisa, trasparente informazione della popolazione sui rischi di un terremoto, sempre incombenti in zone sismiche, specie quando uno sciame lunghissimo si intensifica e accresce la propria frequenza. Come avvenna a L’Aquila, dove nessuno ritenne urgente e necessario informare correttamente la popolazione. Poi accadde quel che accadde: 309 morti, migliaia di feriti, migliaia di persone colpite psicologicamente, vite sconvolte, fughe, problemi sociali ed economici, una città devastata e stravolta che non riesce dopo tre anni neppure a cominciare a riprendersi. E danni, naturalmente, di portata immensa.
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