Un superprocesso, ci sono frenatori?
Quello detto di Sanitopoli a Del Turco e ad altri 26 imputati – alcuni eccellenti, altri meno – in corso a Pescara è un mostro (in senso latino) giudizario con almeno 600 testimoni. Finora ne sono stati escussi meno di 50. Due conti, e si capisce subito che si andrà avanti forse per anni. Fino al 2015, dice qualcuno, ma senza calcare la mano, perchè i tempi prevedibili sono di questa misura. Spropositata.
Un difensore ha manifestato in tv dubbi sulla reale volontà di farlo, questo processo. Opinioni di un avvocato, si dirà , che ha come compito professionale anche quello di seminare dubbi. Ci sarebbe chi, visto l’andamento, preferirebbe non arrivare mai alla fine? Uno scenario tenebroso, da film da Grisham. I metodi per accorciare i tempi ci sarebbero, tutti irrealistici: udienze tutti i giorni, magari anche di notte, giustizia tutta impegnata in Sanitopoli. E invece, la giustizia deve camminare anche per altri processi. Mica c’è solo il caso del Turco-Angelini.
Si dice che di fronte ai problemi, i cervelli lucidi cercano e trovano le strade (corrette) da percorrere per venirne fuori secondo le regole e le esigenze collettive. Per esempio, c’è chi suggerisce di accorciare l’elenco sterminato dei testimoni, e le stesse testimonianze. Non sta certo ad un povero cronista scoprire l’acqua calda e dare suggerimenti. E’ suo compito, invece, suscitare attenzione su un problema. Il vocìo su presunte e potenti azioni frenanti o insabbianti è, forse, solo vocìo, ma merita che, almeno, tutti restino con le orecchie tese. L’Abruzzo non ha bisogno di altre catastrofi d’immagine di fronte all’occhio del Paese.
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