Vergogne della immortale burocrazia
La burocrazia, feto arcigno di ogni potere, è proterva, fortissima nella capacità di tenere in vita se stessa, a scapito di tutto il resto. In questo dilaniante post-terremoto aquilano l’abbiamo nuovamente conosciuta e sperimentata, traendone la convizione della sua immortalità . Gli albergatori che hanno ospitato i profughi e i senzacasa del terremoto hanno aspettato mesi che venissero loro pagati i conti dalla struttura di emergenza.
Inascoltati, hanno alla fine alzato la voce sui giornali, prendendosela anche con il sindaco Cialente. Costui ha risposto, ovviamente, che la colpa era tutta della Regione. Oggi 22 febbraio si legge che è stato firmato un accordo con la SGE per il pagamento degli arretrati, con un anticipo.
Se ne deducono diverse cose, tutte allucinanti. Prima, che per essere pagati bisogna urlare. Avere diritto non basta: bisogna gridare. Seconda cosa, che urlando si ottiene. E spesso solo urlando. Terza cosa, che la burocrazia blocca tutto, immancabilmente, sapendo che la gente pazienta, aspetta, tace, sopporta e poi alla fine urla.
Ma sa anche che a rimetterci la faccia sono i politici, non la burocrazia stessa. La quale è sempre immune e impunibile. Imprecisa e indeterminata, senza volto, nascosta tra carte, regolamenti, ordinanze, date, citazioni, riferimenti, dichiarazioni, protocolli, firme scarabocchiate, timbri illeggibili. Proteiforme, sguisciante, elusiva. Tanto, alla fine, la gente se la prende con i politici. Ma soprattutto, a rimetterci la faccia è un paese ormai disgustoso. Chi sa se Monti e i suoi tecnici (quasi tutti milionari) lo sanno. Forse dalla’lto dei loro redditi d’oro, della burocrazia non hanno bisogno: la saltano, la ignorano o la comprano.
Non c'è ancora nessun commento.