Ovvio? Terremoto, è tempo di decidere


L’Aquila – Dall’ing. Giampaolo Ceci riceviamo: “Un motto giapponese dice “ Pericolo imminente. Occasione per agire”. Vuole dire che spesso solo un pericolo costringe i “pigri” a riflettere e a uscire dalla comoda routinarietà quotidiana. Non è una condizione auspicabile, ma questo è l’unico lato positivo del sima che ha colpito l’Abruzzo e la città de L’Aquila.
“Agire “ non basta. Bisogna agire dopo aver preso coscienza della reale consistenza del pericolo e prendere decisioni sagge e lungimiranti per non creare situazioni che magari generano altri pericoli più gravi.
Di fronte al pericolo imminente viene fuori la capacità e il carattere delle persone e dei loro leader.
Alcuni si fanno prendere dallo sconforto e si abbattono in un atteggiamento inerte e fatalistico, altri reagiscono in forma iperattiva, ma scomposta, altri elaborano strategie efficaci, ma avulse dal contesto sociale e giuridico che le rende inattuabili, per fortuna c’è anche chi riesce a non perdere la testa e portare a sintesi (magari con l’aiuto di esperti) tutte le variabili e ad individuare le strategie fattibili che consentano di fronteggiare la situazione efficacemente.
Ma definire le strategie possibili non basta ancora; bisogna anche scegliere la migliore e soprattutto poterla mettere in atto.
Qui la questione diviene più complicata, perché non sempre chi possiede la capacità di una visione prospettica a lungo termine detiene anche il consenso ed ha le capacità o competenze per attuarla, soprattutto se le sue soluzione configgessero con quelle di chi ha interessi nell’immediato.
Entriamo in un campo minato della politica- partitica e dell’onestà intellettuale.
Può un politico di opposizione confrontarsi e collaborare a realizzare un disegno di sviluppo cittadino che condivide solo parzialmente in nome nell’interesse comune? Su questo terreno i politici locali sono chiamati a un confronto urgentissimo tra di loro, con le forze rappresentative del territorio; il che non significa necessariamente raggiungere una mediazione. Tutte le decisioni sono giuste se coerenti col disegno che le ha generate, diceva il mio maestro. Non si può mica accontentare tutti!
Due quindi i problemi: quello di sapere cosa fare in un’ottica di prospettiva e l’altro quello di scegliere e realizzare il disegno strategico condiviso creando le necessarie sinergie e collaborazioni.
Purtroppo, mi pare che in questi tre mesi dal sisma non stia accadendo nessuna delle due cose, eccezion fatta per quanto riguarda le iniziative e le decisioni prese dal governo centrale per risolvere l’emergenza.
Il disegno del governo Berlusconi è chiaro e strategicamente corretto, anche se non partecipato con le forze rappresentative della realtà locale: togliere dalle tende i terremotati prima dell’inverno, costruendo minialloggi che serviranno poi alla città per ospitare studenti o altre attività che la collettività locale intenderà attivare. Un disegno semplice che non poteva essere partecipato in quanto, ne avrebbe ritardato la esecuzione.
Berlusconi ha la credibilità e l’autorità per poterlo imporre, ma per la ricostruzione del centro storico che si fa? Se il progetto delle case temporanee nasce con questa prospettiva, allora ne consegue necessariamente che anche le sviluppo del centro storico, dovrebbe essere impostato per assecondare questo progetto.
Se l’Università, il turismo e aggiungo, io un grosso campus di specializzazione post laurea a valenza internazionale, dovesse essere il futuro su cui fare ruotare l’economia de L’Aquila allora tutta la ricostruzione del centro storico dovrebbe esser impostata non solo per il consolidamento dell’esistente, ma anche per riprogettare le distribuzioni interne degli edifici gravemente lesionati in funzione del nuovo progetto di sviluppo.
Questo progetto richiede che gli interventi di recupero non siano “spezzettati” bensì aggregati in maxi lotti su cui poter razionalizzare i criteri distributivi e impiantistici degli edifici che lo costituiscono. Solo così sarebbe possibile dotare gli alloggi anche d’impianti centralizzati al fine di rispondere al meglio alle esigenze di diminuire i consumi energetici e le dispersioni termiche.
Gli architetti Aquilani sarebbero chiamati a progettare un centro storico europeo moderno ed accogliente, fatto di appartamenti moderni e funzionali che lo rendano appetibile ai residenti e che invogli gli studenti e gli specializzandi a farci un giro” per fare schopping e andare a mangiarci una pizza la sera.
Un centro storico che mantenga contemporaneamente le sue specifiche connotazioni storico artistiche, ma anche il segno razionale e lungimirante dei suoi attuali governanti.
Se gli aquilani sapranno andare d’accordo ed elaborare una linea condivisa, forse questo disegno o un altro si potranno realizzare, ma se si incominciasse a litigare subito, temo che il segno principale che verrà lasciato alle future generazioni sarà solo quello di non aver saputo approfittare di una irripetibile occasione di sviluppo, seppure generata da una triste fatalità”.


31 Luglio 2009

Categoria : Dai Lettori
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