Non è terzo mondo, ma L’Aquila
L’Aquila – L’immagine che vedete nella foto (che ripetiamo in baso più grande) scattata ieri lungo la strada che unisce Pile alla 17 richiama alla mente una di quelle periferie allucinanti di una città del cosiddetto terzo mondo, dove tutto è precario, provvisorio, arronzato. In questo caso è la rete dei fili aerei (elettrici, telefonici e chi sa cos’altro) che fa a fette il cielo. Incredibile, se l’occhio non ci si sofferma, visto che siamo abituati a L’Aquila a scenari di degrado incredibili. Sia chiaro che il terremoto, ormai scusa buona per tutte le stagioni, non c’entra proprio nulla: quel groviglio di fili c’era e ci sarà , così è servito il quartiere da sempre. Il primo che arriva infila un palo per terra e appende i suoi fili, incurante di ogni altro, ma soprattutto del decoro pubblico. Può una città essere tenuta in questo modo? Sì, L’Aquila può, per qui si è al di là e al di sopra di ogni regola, manca qualciasi controllo, si omette qualsiasi intervento, si chiude non un occhio, ma ambedue gli occhi. Del resto, sarebbe arduo tentare di appurare quale autorità dovrebbe occuparsi di cose del genere. Offriamo l’immagine ai nostri lettori, augurando loro un domani migliore in una città migliore. Prendano un appunto per le elezioni comunali.
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