Grazie, professor Cordeschi


L’Aquila – Chi ha avuto la fortuna di essere studente al liceo classico Cotugno, a L’Aquila, del prof. Antonio Cordeschi, foto, non può che ringraziarlo, ora che ci ha lasciati in una città distratta e superficiale, stravolta e differente dai “suoi” tempi. Il professore (latino e greco) era un rigoroso, puntiglioso maestro di classicità, ma anche un uomo dalla cultura vasta che, negli ultimi anni, si era dedicato anche a studi e ricerche sulla scrittrice aquilana Laudomia Bonanni. Il letterato prevaleva sul classicista, terminato il faticoso lavoro dell’insegnante. Cordeschi aveva anche altre passioni, prima di tutto la montagna, il Gran Sasso, che ha praticato fino ad età avanzata.
Quando si dice, retoricamente, che Cordeschi ha formato generazioni di studenti, si dice solo la semplice verità. Apparteneva a quel ristretto numero di insegnanti che formano, oltre che il sapere, anche la personalità. Chi scrive era nella sezione B di Cotugno, quella media, raramente brillante, in cui però per andare avanti c’era un solo modo: studiare. Il latino e il greco, come la matematica e altre discipline, non consentono vuoti o anelli mancanti. Non si saltava nulla, perchè nelle traduzioni dovevi conoscere la lingua per portare a termine sensatamente la versione. E con Cordeschi le versioni erano pane quotidiano. L’allora giovane professore all’apparenza arcigno e scostante (in realtà gentile e preparatissimo) sapeva che il tallone d’Achille, per molti, era la grammatica studiata al ginnasio, spesso senza molta applicazione. E lì insisteva, inserendo nelle interrogazioni anche dettagli di grammatica, i tempi e i modi dei verbi, gli articoli. Un metodo che imbarazzava molti, anche i più bravi, ma in sostanza una lezione di rigore, di umiltà, di concretezza senza condizioni. Grazie professor Cordeschi, se ancora oggi qualcuno di quegli studenti è capace di tradurre un brano latino. La scuola che insegnava, che ti faceva sudare anche la sufficienza. Un abisso tra le superficialità e le approssimazioni di oggi, in cui basta non sapere niente per ottenere ciò che spetta anche a chi sa. Omologazione della società che ha ucciso il merito, ingrigito tutto e tutti, imposto il disvalore, ed è piombata nello squallore oggi prevalente.


19 Febbraio 2012

Categoria : Cronaca
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