Ladri fiscali e coccodrilli partitici
Qualche volta nella buriana della vita quotidiana, che lascia sempre meno spazio al semplice pensare con calma, ti colpiscono i numeri. Sono la sola misura capace di rendere l’idea. Le parole possono essere eagerate, imprecise: i numeri mai. Sono 60 miliardi di euro (una somma enorme, esagerata) i soldi sottratti (e intascati da qualcuno) al fisco, i soldi della corruzione, del marciume che sovrasta questo paese di ladri inguaribili. Lo dice la Corte dei Conti. Su un altro fronte, sentiamo che sono centinaia e centinaia di milioni di euro i soldi che – per legge – intascano i partiti per tenrsi in vita.
Somme da capogrio, di cui è difficile avere contezza, se non quando a farlo è la Corte dei Conti, oppure a sollevare i coperchi sono i fatti di cronaca, come la vicenda del senatore Lusi. Somme titaniche che, se fossero utilizzate per la collettività , migliorerebbero decisamente la situazione, risolverebbero qualche problema, magari l’aumento delle persioni minime o la piaga dei precari. I ladri fiscali e i coccodrilli travestiti da partiti politici, tuttavia, prevalgono e dopo rivelate le cifre, dopo l’ondata di sdegno, si rientra nel silenzio, nell’assuefazione. Abituati al peggio, quasi lo consideriamo normale, mentre ci dicono che l’Italia è entrata in recessione. Strano, ci sembrava di esserlo da decenni: recessione morale, prima che economica.
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