Vent’anni da “mani pulite”, tutto uguale


Roseto – (di Pio Rapagnà, ex parlamentare) – A 20 anni da “mani pulite” rinnovo l’allarme circa la necessità di respingere in qualche modo i ripetuti tentativi di infiltrazione di alcune forme di criminalità politica, amministrativa e malavitosa rappresentate dalla corruzione, dal clientelismo, dal costo della politica e da distorte e incontrollabili modalità di gestione del denaro pubblico, che negli ultimi tempi hanno fatto breccia nella nostra Regione la quale, da questo punto di vista, non è mai stata “un’isola felice”, come in tanti si sono sempre affrettati ad affermare e come invece i fatti giudiziari “vecchi e nuovi”hanno puntualmente smentito.
Rendo testimonianza diretta del fatto, per me molto grave, che in Abruzzo mai” ha trovato attenzione le relazioni annuali della Corte dei Conti sui risultati “disarmanti” delle verifiche effettuate sui bilanci e sulle attività degli “Enti pubblici e strumentali” sottoposti al suo specifico controllo. Pur in presenza di circostanziate situazioni “anomale” di cattiva gestione, sperpero di denaro pubblico e facile corruzione, non tutti hanno voluto prendere in considerazione i ripetuti appelli lanciati da alcuni politici e magistrati abruzzesi.
Ricordo a tutti gli odierni smemorati, ma anche a quelli degli anni passati, che nel corso del mio pur breve mandato parlamentare negli anni 1992-1994, ho denunciato con ogni mezzo i più eclatanti fatti della cosiddetta “politica ladra” verificatisi in Abruzzo e rilanciati dal Prof. Sergio Turone, giornalista, scrittore e integerrimo Consigliere regionale.
Sarebbe necessario che qualcuno richiamasse oggi alla memoria quei “casi” politico-giudiziari che hanno fatto la storia della corruzione e di mani pulite in Abruzzo, sia per gli “effetti catastrofici” che hanno provocato per l’economia e lo sviluppo della nostra Regione e sia per rendere onore ad alcuni Magistrati “coraggiosi”, tra cui il Sostituto Procuratore dell’Aquila Fabrizio Tragnone, i quali, sin da prima dello scoppio fragoroso di “tangentopoli” culminato con l’arresto della intera Giunta Regionale nella notte tra il 28 e 29 settembre del 1992, hanno cercato di fare il proprio dovere, non solo di testimonianza ma anche di lotta “quotidiana e tenace” alla corruzione ed alla criminalità che già si “infiltrava” nei nostri territori più a rischio.
Io ricordo, la situazione “debitoria” della ex-SARA – Società Autostrade Romane e Abruzzesi – trasferita prima alla “gestione speciale” dell’ANAS e poi alle concessionarie del Traforo del Gran Sasso e delle Autostrade A/24 ed A/25 e il ruolo “deleterio” svolto, per esempio, dalle procedure di appalto, dalla COGEFAR, dalle altre imprese pubbliche e private, dagli Enti Locali, Istituti bancari e finanziari.
E poi, la lunga serie di “procedimenti fallimentari guidati” per Aziende, Società e Industrie di fondamentale importanza. L’uso distorto dei fondi ex-GESCAL versati dai lavoratori dipendenti per la realizzazione di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica delle ATER (ex-IACP), dei Comuni, delle Cooperative e dei Consorzi di Cooperative di abitazione.
Infine, lo stato disastroso ed incivile della Edilizia Carceraria ed Ospedaliera, con alcune strutture e servizi che cadono oggi letteralmente a pezzi. La distribuzione e la gestione di ingenti fondi pubblici, statali, regionali e della Comunità Europea: sanità, cliniche private, psichiatria, formazione professionale, trasporti, acqua, rifiuti solidi urbani e speciali, turismo e agricoltura: “miliardi a palate”.
Oggi, dopo 20 anni trascorsi dai primi fatti di mani pulite, posso affermare, senza tema di essere smentito, che in Abruzzo si è verificata qualcosa come una “gigantesca cuccagna”, all’interno della quale chi ha potuto ha “mangiato a sette ganasce!”, con enormi costi aggiuntivi e sperpero di denaro pubblico, fenomeno che, come vediamo, ancora continua e che non riusciamo purtroppo a fermare.


17 Febbraio 2012

Categoria : Cronaca
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