Il paese dell’emergenza
L’Aquila – Riceviamo da Stefano Leone: “Lo stato di emergenza è una misura adottata da un governo in caso di un pericolo imminente che minaccia la nazione. Alcune delle libertà fondamentali possono essere limitate, come ad esempio la libertà di movimento o la libertà di stampa. La dichiarazione di stato di emergenza solitamente avviene quando si verifica un disastro naturale, durante periodi di disordini civili o a seguito di una dichiarazione di guerra.
Bene, in questi ultimi anni, grazie soprattutto alla strilloneria dei mass media che ormai hanno fatto del sensazionalismo l’arma per attirare ascolti e, dunque, contratti pubblicitari, il sostantivo emergenza è diventato quasi la normalità del nostro Paese. Emergenza rifiuti, emergenza terremoto, emergenza alluvione, emergenza frane, emergenza esondazioni, emergenza caldo, emergenza incendi, emergenza neve. E puntuale come un cronografo all’emergenza segue, ma più spesso va di pari passo, la polemica. Cambiano i protagonisti della contesa, a seconda del contesto, ma la polemica è sempre immancabile. Fra emergenza e polemica chi c’è di mezzo? Il cittadino! Ecco, colui il quale consente a tanti balenotteri del verbo di riempirsi la bocca, con le frasi del tipo …per il cittadino, …il cittadino ha diritto, …verso il cittadino, soloni e solitari leoni marini della lingua italiana si riempiono così tanto la bocca da fare fatica a masticare e ingoiare il boccone. Chi invece il boccone deve ingoiarlo sempre suo malgrado è proprio il tanto sbandierato cittadino il quale, costretto a vivere fra una emergenza e la polemica che accompagna quest’ultima, fa la parte di colui il quale viene preso da un lato per la collottola, dall’altro per la manica e celebrato come fruitore finale di tutto ciò che i grandi soloni mettono in campo per fronteggiare l’emergenza di turno. Questo stato di cose può essere riferito alla neve che sta mettendo in ginocchio mezza Italia oppure al terremoto che ha flaggellato L’Aquila, alle alluvioni di Messina oppure alle esondazioni della Liguria oppure ancora alle colate laviche dell’Etna. Insomma, cambiano le zone del Paese ma il deprimente quadro è sempre lo stesso. Altra grande parata di sbandieratori della frase ad effetto è quella della serie…si farà un tavolo tecnico! Ed allora ecco che il Paese si riempie di tavoli, quanto tecnici questo andrebbe verificato però così è; tavolo tecnico per ogni emergenza, dal quale tavolo tutti si aspettano misure adeguate a risolvere, perlomeno parzialmente, il problema al cittadino, ed invece? Invece il tavolo rimane tavolo, tecnico non si comprende bene di cosa, e i problemi dei cittadini lo stesso. Forse è arrivato il momento di piantarla con questa immagine di un Paese in eterna emergenza e, invece, prepararsi in modo “militare”. Le alluvioni, le frane, i terremoti, gli incendi, le nevicate, il freddo e il caldo sono fenomeni naturali che ci sono da sempre. Il problema, semmai, sta nel modo di organizzarsi ed essere sempre pronti ed efficenti ad affrontare l’evento. Certo si tratta di stanziare danaro per preparare gli apparati di soccorso e assistenza, si tratta di stanziare fondi per attrezzature e materiali, fondi per organizzare strutture di assistenza efficaci ed efficienti. Insomma, il sale bisogna approvvigionarlo in estate non dopo la nevicata, le strutture di assistenza e soccorso bisogna che siano sempre pronte, allenate e preparate e non improvvisare alla bisogna. Il soldato non improvvisa al momento della dichiarazione di guerra, si addestra sempre, il pilota non si prepara durante il volo ma si addestra, si prepara e si tiene pronto sempre. Ecco, il modello da seguire per non essere sempre in “emergenza” anche se i geranei fanno troppi fiori. Un feroce dubbio sale, però alla ribalta, e se questo stato di cose lo si mantiene perché consente a qualcuno di poter mantenere poltrone e nomine? Chissa!”.
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