“Recordete che sci sempre aquilanu”
L’Aquila – Riceviamo una lettera interessante, che lo sarebbe stata molto di più se avesse recato una firma. Purtroppo è anonima, comprensibile se chi la scrive indossa una divisa. La pubblichiamo ugualmente: “Ho lasciato la mia città dopo aver rifatto un bagno di “aquilanità ” grazie ad eventi familiari e … atmosferici! Ho lasciato di nuovo la mia città , come mille volte è accaduto, non senza il nodo alla gola che contraddistingue quei momenti di totale sopraffazione dei sentimenti nei confronti della razionalità .
Ho riprovato l’emozione di ascoltare la lingua aquilana, forse un pò dura e marcata ma assolutamente cristallina e testimone della durezza di una terra che in passato a dato tanta fatica ai nostri predecessori. Ho riprovato l’emozione di camminare nei luoghi, pur ancora in “prognosi riservata” dopo le gravissime ferite del 6 aprile 2009. I negozi, gli uffici, pur se rivisti in una realtà di ancor maggior disagio a causa della ridondante nevicata ma pur sempre attivi. Insomma, tante cose che mi hanno fatto battere cuore e passione come ogni volta. Ho visto anche, purtroppo, maleducazione e malcostume civico, (si dirà ma dove non c’è simile stortura!) si vero, ma non ricordavo la mia città , culla di cultura e signorilità , con esempi di così forti e stridenti di atteggiamenti disgustosi.
Fra qualche giorno si riprenderà a volare, con quel moto perpetuo come perpetuo è il volo dei gabbiani sul pelo d’acqua in cerca di cibo, riporterò la mia città a volare con me fiero e orgoglioso di una appartenenza cucita addosso come la mia divisa. Mi diceva quel grande, unico, immenso uomo e personaggio che mi ha insegnato la vita che era mio padre Angelo, persona di spessore inarrivabile e per me esempio di vita, mi diceva lui, che pur parlava in modo impeccabile l’italiano: “Recordete che scì sempre aquilanu, pure se mo te scì ‘mparatu a parlà straniero!”. E porterò con me la mia città con le sue cose splendide e le sue anomalie, le sue ferite e la voglia di tornare a “volare”, la porterò con me e, al pensiero del suo blasone mi aggrapperò quando volerò in tempesta e avrò necessariamente bisogno di lucida freddezza e di gestione dell’emozione. Nell’andare, un pensiero assolutamente particolare va a mia Mamma e mio Papà , che ho amato e amerò sempre e comunque in ogni posto al mondo che vedrà disegnato il profilo della mia ombra”.
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