Tasse, preti e farfallina di Belen

Il trionfo dell’ipocrisia e dell’immaturità collettiva che dilaga nei fatti, anche in quelli minimali come può essere tutto ciò che riguarda il festival di Sanremo, annessi e connessi. Coincidono nel tempo, ironia della sorte, due episodi: il governo, finalmente, impone le tasse ai preti (alcuni dei quali , va detto, d’accordo), l’Italia fa un passo avanti sul piano della dignità e della giustizia sociale, e a Sanremo scoppia il caso della farfallina di Belen.
Un tatuaggio in posizione strategica, diciamo, sullo statuario corpo dell’argentina. Un episodio onorevole per l’Italia, e – contemporaneo – uno da totale deficienza. Belen ha una farfallina tatuata presso il suo centro di gravità, e ieri sera s’è vista spuntare dal suo spacco vertiginoso. La stessa farfallina che chiunque cliccando su Internet la parola Belen può trovare in bella evidenza, insieme con immagini della showgirl come mamma l’ha fatta (bene, brava la mamma).
La farfallina non vuol dire che la signorina non indossasse le mutandine: ve ne sono color carne. O, se non le indossava, non costituisce un evento straordinario. Va di moda. Una come Belen si invita a Sanremo perchè tutti la ammirino, è bella e ha poco altro da offrire. Se volevano una racchiona con i baffi, potevano sceglierla tra tante. In politica ce ne sono… Comunque da un soggetto del genere, cosa ci si aspetta? Il trionfo dell’ipocrisia italiana ha toccato il fondo, come il festival del resto. Evidentemente stupiditi dai guai e dalla crisi, ammosciati dalle agenzie di rating americane, siamo diventati ancora più dementi del normale. Di un caso serio come quello delle tasse ci infischiamo. Della farfallina facciamo un caso. Le agenzie di rating declassino non l’economia italiana, ma il cervello degli italiani.