Bonificare l’area del Gran Sasso
L’Aquila – Nel giorno di una sentenza storica nella battaglia all’amianto, nella consapevolezza di quanto il problema dell’Eternit sia capillarmente diffuso nel Paese, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga torna a sottoporre alla pubblica opinione e all’attenzione delle comunità del Parco, il proprio impegno nel perseguire, attraverso il progetto del Parco Faunistico del Gran Sasso d’Italia, la bonifica e la riqualificazione dell’area degli ex cantieri Cogefar che, da troppo tempo ormai, insistono in quel fulcro di bellezza ambientale e biodiversità che è l’area del Gran Sasso.
Infatti, i presupposti operativi della nuova progettualità dell’Ente che, lo ricordiamo, mira alla creazione di due aree faunistiche ai piedi della montagna, l’una nel versante teramano, sotto il “Paretone”, e l’altra in quello aquilano, nell’area del Vasto, prevedono, in primis, la rimozione di quei pericolosi detrattori ambientali residui della realizzazione del traforo del Gran Sasso e la completa rinaturalizzazione dei siti in cui insistono.
A tal proposito, sottolinea il Presidente del Parco, Arturo Diaconale, «sono ormai maturi i tempi in cui, dalla fase di compartecipazione del progetto, ampiamente condiviso, nei benefici che apporterà, con la Regione Abruzzo, le Amministrazioni locali interessate e svariati altri Enti regionali e non, si pervenga all’individuazione dei fondi necessari per la realizzazione dell’opera. Un’opera – continua Diaconale – che unirà alla bonifica dell’area da fattori di accertata pericolosità per l’ambiente e per l’uomo, l’avvio di un processo di sviluppo sostenibile per i territori montani, scongiurando per sempre altre possibili manomissioni».
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