In ricordo di Marco Pantani
L’Aquila – Alcuni lettori ci chiedono di ricordare Pantani. Lo facciamo volentieri. Esattamente otto anni fa, il 14 Febbraio 2004, veniva a mancare uno dei più grandi sportivi che l’Italia ricordi. Otto anni fa moriva all’età di 34 anni Marco Pantani. Sono tante le imprese sportive e non di un uomo capace di risollevare una carriera che sembrava compromessa.
Tanti i suoi fan che oggi ricordano con un pensiero le sue gesta, le gesta di un corridore che ha avvicinato al ciclismo milioni di italiani. Scegliamo di commemorare il “Pirata” tramite le parole di un suo tifoso, Giampaolo Gaias, che scrive:
Te ne sei andato troppo presto. Solo, abbandonato da tutti o quasi. In un residence sconosciuto il giorno della festa degli innamorati. Una morte triste, come spesso capita alle leggende o alle star. Indimenticabile quel 14 febbraio del 2004. La notizia della tua morte è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Un sms che non avrei mai voluto leggere: “E’ morto Pantani”. Non ci potevo credere. Il mito, la leggenda se ne era andato.
Prima del mito Pantani non sapevo nemmeno cosa fosse il ciclismo. Ho iniziato a seguirlo grazie a Marco. Un ragazzino di 13 anni, che seduto sul divano si divertiva a fare i pronostici sui vincitori di tappa. Il Giro d’Italia era appuntamento fisso: due ciclisti da tifare: Marione Cipollini per le tappe di pianura e il Pirata Pantani per le salite. Indimenticabili le telecronace di De Zan con Davide Cassani. Un’ora davanti alla tv in attesa di un tuo allungo, di un tuo scatto. E puntuale arrivava la rasoiata accompagnata dall’urlo del telecronista. Un brivido lungo la schiena accompagnava le tue pedalate. Andavi sui pedali come solo tu sapevi fare. E dietro di te il vuoto, mentre salivi accompagnato tra due ali di folla puntando la cima.
Dicevi sempre che andavi forte in salita per concludere prima la tua fatica. Una delle poche frasi che pronunciavi. I riflettori puntati addosso e i giornalisti non ti sono mai piaciuti. Proprio loro, pronti a portarti in trionfo dopo le vittorie, pronti a gettarti subito fango nei momenti negativi. E avevi ragione, da vendere. Lo avevi capito fin da subito tu.
I francesi ci invidiavano, tanto. Loro non avevo l’elefantino Pantanì, con l’accento sulla I come dicono loro. Si dovevano accontentare di Virenque o Jalabert, niente in confronto al nostro Pirata. E ci hanno invidiato ancora di più nel tuo anno di grazia…quel 1998 che nessuno dimenticherà mai. Giro e Tour, una doppietta che solo i grandi hanno saputo fare. E tu lo hai fatto nel modo migliore, dominando in salita e staccando tutti.
Sono passati 8 anni dal giorno che te ne sei andato per sempre. Ma il tuo nome e il tuo ricordo sono più vivi che mai. Hai ancora più tifosi tu di tutti i ciclisti italiani messi insieme. Un amore che non conosce confini. Non corri da 10 anni e le strade del giro hanno scritte e striscioni inneggianti al Pirata. Certo, negli anni passati avevi seminato bene…e i tuoi tifosi, io in primis, non ti hanno mai dimenticato. Di te ci resta il ricordo, quelle imprese mitiche, i servizi ai tg, le canzoni che tanti artisti ti hanno dedicato e i libri che hanno scritto su di te. Tutti bellissimi ma nessuno in grado di descrivere il vero Pantani. Nessuno in grado di spiegare l’affetto e l’amore che ti circondava e ti circonda tuttora.
Anche oggi consumerò i dvd e i video su You Tube che testimoniano le tue imprese. E anche oggi mi verrà il groppo in gola come ogni volta, nonostante li conosca a memoria e li abbia visti un milione di volte. Mi restano solo quello per poterti ricordare. Ricordare il Pirata Marco Pantani. Il miglior ciclista di sempre, capace di far affezionare un ragazzo che viveva di solo calcio, a uno sport per lui sconosciuto come il ciclismo.
“Nessuno muore finché è nei cuori di chi resta”. E per questo tu non morirai mai, ma vivrai per sempre. Tra 50 anni ancora si parlerà di te e la gente si emozionerà a sentire la tua storia. E io, se ci sarò ancora, dirò che sono fiero di averti conosciuto e di averti vissuto anche se solo dalla tv. Ciao Marco!
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