La burocrazia penalizza le imprese
Pescara – In tempi di crisi l’apparato burocratico dello Stato non aiuta il rilancio del sistema produttivo e la burocrazia costa cara, anzi carissima, alle imprese artigiane abruzzesi. Questo, in sintesi, il risultato di un’elaborazione sull’impatto della burocrazia sulle PMI condotta dall’Osservatorio Ispo-Confartigianato.
Dall’elaborazione emerge con chiarezza anche come a rallentare la ripresa incidano anche i tempi eccessivamente lunghi della giustizia civile, il sovradimensionamento del pubblico impiego dipendente dalle regioni, il fenomeno corruttivo, in costante crescita in Italia soprattutto all’interno delle pubbliche amministrazioni e la scarsa interazione via web tra cittadino e pubblica amministrazione. In particolare l’inefficienza di adeguati sistemi di utilizzo dell’information technology da parte della pubblica amministrazione colloca la Regione Abruzzo all’ultimo posto tra le 20 regioni italiane, territorio in cui solo il 9,9% della popolazione al di sopra dei 14 anni ha potuto adempiere ad obblighi burocratici via web. “Nell’ultimo anno – afferma Daniele Giangiulli, segretario di Confartigianato Abruzzo (foto) – la burocrazia è costata alle imprese italiane circa 23 miliardi di euro. I settori più impattati dalle lungaggini burocratiche sono il lavoro e la previdenza, l’ambiente, il fisco, gli appalti, la privacy, la sicurezza sul lavoro: tale impatto comporta un costo annuo di 5.182 euro per ciascuna impresa. I dati sono una spia forte della drammatica ed insostenibile situazione che vivono gli imprenditori artigiani – prosegue il segretario della confederazione artigiana – che hanno dedicato alla gestione delle pratiche amministrative 60 giornate/uomo all’anno per impresa; tenendo conto di cinque giornate lavorative settimanali, è solo dal 26 marzo di ciascun anno che si libera la risorsa vincolata dalle pratiche per dedicarla all’attività propria dell’impresa. Ovviamente la situazione è ben diversa nelle altre nazioni: l’Italia è ultimo tra i maggiori Paesi avanzati”. Dall’analisi, infatti, emerge che il 41% degli imprenditori coinvolti nella rilevazione segnala che negli ultimi due anni c’è stato un forte aumento dell’incidenza delle incombenze burocratiche, dato che viene confermato dal lento retrocedere dell’Italia nella classifica sulla facilità del fare imprese stilata dalla Banca Mondiale che colloca il nostro Paese al 87° posto. Dai vari indicatori analizzati, la peggiore performance rilevata è quella relativa ai tempi eccessivamente lunghi della giustizia civile. I costi per le imprese derivanti dal ritardo nei giudizi dei procedimenti civili sono elevati: sulla base dell’elaborazione degli ultimi dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, i maggiori costi influiscono sulle imprese per 2.216 milioni di euro. “I tempi e l’arretrato della giustizia civile italiana sono impressionanti – sottolinea Giangiulli -. La relazione del guardasigilli sull’amministrazione della Giustizia nell’anno appena concluso indica che, al 30 giugno del 2011, l’arretrato era di 5,5 milioni di processi civili e che i tempi medi di definizione sono di 2.645 giorni, pari a 7 anni e 3 mesi. L’Osservatorio Ispo Confartigianato evidenzia anche che, se idealmente si stendessero i fascicoli relativi ai procedimenti civili pendenti negli uffici dei tribunali italiani, occuperemmo una superficie equivalente a 69 campi da calcio grandi come S.Siro a Milano”. “Il peso della burocrazia – conclude Giangiulli – è davvero insostenibile soprattutto per le imprese di piccoli dimensioni dove spesso l’imprenditore è costretto a distogliere l’attenzione dal core business della propria azienda per occuparsi delle varie pratiche burocratiche, visto che nelle piccole aziende il personale è limitato all’osso e l’imprenditore fa di tutto”.
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