Finalmente il piano di ricostruzione, dopo tre anni buttati tra crisi profonda e macerie
L’Aquila – (Foto: la casa comunale nell’altra vita, in piazza Palazzo) - L’annuncio non è privo di enfasi, e invece dovrebbe essere pacato, modesto e accompagnato da scuse nei confron ti degli aquilani che aspettano da 34 mesi un atto decisivo, essenziale, che avrebbe dovuto essere prodotto molto prima. Una città da ricostruire ex novo non aveva un piano di ricostruzione.
Il Consiglio comunale ha approvato questo pomeriggio il piano di ricostruzione della citta’. Il progetto gia’ al centro di polemiche vivaci (l’amministrazione ha impiegato quasi tre anni per completarlo) e sollecitato piu’ volte dal governo, ha avuto via libera all’unanimita’ dalla massima assemblea cittadina. In precedenza era stato approvato dalla giunta comunale e dalla commissione per il Territorio. Nei prossimi giorni sara’ trasmesso alla Struttura commissariale per le verifiche progettuali e sara’ aperto alle osservazioni dei cittadini. Soddisfazione per l’approvazione e’ stata espressa dal sindaco Massimo Cialente, dall’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano e dal presidente del Consiglio Comunale Carlo Benedetti.
Per quanto riguarda i progetti di rifacimento degli stabili del centro storico, per la loro presentazione saranno concessi 180 giorni (progetti singoli), mentre i progetti degli aggregati strutturali fino a 3 mila metri quadrati avranno bisogno di 240 giorni per essere approvati e quelli degli aggregati al di sopra dei 3 mila metri quadrati avranno 300 giorni di tempo per essere presentati.
(Ndr) – Il piano arriva (ma gli effetti pratici sono ancora lontani) guarda caso alla vigilia delle elezioni comunali. Il più ingenuo di questa terra stenterebbe a non rilevare questa circostanza. Vedrete che, prima che arrivi l’urna elettorale, si inaugurerà persino qualche cantiere. L’Aquila ha gettato via tre anni dal momento del suo sconquasso, ed è imperdonabile che sia stato così. Oggi ci si sente alle corde perchè, con il governo Monti, bisogna essere molto guardinghi: ritardi e pastoie non sarebbero tollerati più di tanto. Persino un apparato incollato alla propria inerzia di quiete, come le istituzioni aquilane e abruzzesi, deve svegliarsi e operare. Ma niente applausi per questo piano approvato: anzi, accogliamolo a fischi, quelli che tutti hanno meritato per aver lasciato in coma una città per 34 mesi.
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