Prima un solo “trusciante”, ora tanti…
L’Aquila – Scrive il lettore Gianfranco Di Benedetto: “Finalmente è vacanza. Anche quest’anno, nonostante tutto, compreso il tremendo terremoto che ha stravolto la vita di noi aquilani, sono arrivate le meritate ferie. Mi sono recato, come sempre è accaduto negli ultimi vent’anni, in una località della costa abruzzese, sull’Adriatico, e per la prima volta, dopo cinquant’anni di onorata cittadinanza aquilana, da 7 generazioni, mi sono vergognato di essere aquilano. Mi sono vergognato a causa dei miei molti concittadini che, sfollati causa il terremoto, stanno facendo le ferie forzate (???), dicono loro. Ora passi per chi ha avuto lutti in famiglia, chi ha figli piccoli in famiglia, chi ha persone anziane in famiglia, chi ha persone malate in famiglia, passi per molti degli sfollati, per tanti ma non per tutti, ma ce ne sono altrettanti che si trovano nelle città e cittadine della costa adriatica che bivaccano letteralmente e spudoratamente a spese dello Stato.
Vedere e sapere dei miei concittadini bivaccare nelle hall degli hotel o nei tavolini dei bar, tutti o quasi con un unico refrain: “Che me ne freca a mi, tanto la casa me la tanno rea”; oppure vederli passeggiare con spavalderia e tanta supponenza nei lungo mare come se avessero centrato un superenalotto milionario, ha generato in me quel disagio che mi ha accompagnato durante le ferie e una grande conflittualità tra gli aquilani che sono sulla costa e quelli che sono rimasti in loco. Probabilmente si tratterà , forse, di persone che non avevano casa di proprietà e quindi pronte ad ogni forma di assistenzialismo o di persone incoscienti e non consapevoli di quanto accaduto. Ho dovuto fronteggiare, quasi tutte le sere, gli attacchi dell’amico Lorenzo, noto avvocato, aquilano di un paese dell’ hinterland che contribuì alla nascita della città che tutti noi amiamo, il quale sistematicamente, individuandomi come aquilano, asseriva che per il nostro comportamento siamo dei “pezzi di m……”.
Se poi a tutto ciò andiamo ad aggiungere che la voglia di assistenzialismo e menefreghismo è andata ad incontrare la spregiudicatezza degli imprenditori della costa che pronti ad accogliere, sin dal 6 aprile, gli sfollati aquilani hanno subito individuato il sistema per impinguare le proprie casse. Infatti gli albergatori, con l’approssimarsi della stagione estiva, per liberare il posto in albergo da offrire ai turisti, hanno individuato in loco case sfitte arredate, comprensive di cucina, dove trasferire gli sfollati per dormire, mentre i pasti continuano ad essere somministrati nei ristoranti degli hotel. In questo modo la Protezione Civile continua a corrispondere una quota giornaliera all’albergatore per ogni singolo sfollato che dorme in un’abitazione privata e mangia al ristorante dell’albergo.
E se l’affitto dell’abitazione dove dormono gli sfollati lo pagasse la Protezione Civile e se per i pasti provvedessero gli stessi sfollati, in modo del tutto autonomo, visto che hanno a disposizione la cucina come tutti noi che stiamo all’Aquila e/o in tutti gli altri comuni dell’aquilano, non pensate che lo Stato risparmierebbe un bel po’ di soldini??
C’è dell’altro…….
Se qualche sfollato (esempio: famiglia composta da tre persone) un giorno torna all’Aquila e non usufruisce del pranzo può invitare a pranzo o cena, nei giorni successivi, a compensazione dei pasti non usufruiti, tre amici che vanno a trovarli per passare una giornata di mare, tutto spesato, perché tanto ci sono i soliti fessi che trovano inopportuno mettere in atto ogni iniziativa, lecita o illecita, tesa a sfruttare tutte le forme di assistenzialismo che ci offre lo Stato.
Queste situazioni sono ben note a tutti i cittadini rivieraschi che se prima ci hanno accolto con tanta solidarietà e affetto ora ci guardano e ci disprezzano con frasi che noi conosciamo bene del tipo: Esso quissi.
…e se gli organi preposti competenti facessero le opportune verifiche e controlli?
Per chi come me, non più giovanissimo, ricorda in giro per le vie del centro dell’Aquila un omino dal tono dimesso, con la mano sempre protesa in avanti alla ricerca continua di elemosina, che rispondeva al soprannome di “Trusciante” , che sembra avesse delle proprietà nel chietino. Era lui l’unico in città …………. avrà fatto proseliti.
Nel dizionario aquilano dicesi trusciante non colui che, in quanto povero, chiede l’elemosina o altre regalie, bensì colui che si trova in buone condizioni economiche, persino borghese, che approfitta con una buona dose di opportunismo del denaro e delle cose altrui.
Comunque, nonostante tutto e tutti, volendo giustificare e riconoscere le ragioni di ognuno, rimango tutt’ora con un dubbio che mi attanaglia: …….ma l’ombrellone e le sdraio dello stabilimento balneare, occupati dagli sfollati, sono a carico della Protezione Civile o dobbiamo mettere in atto una protesta affinché sia diramata una ordinanza in tal senso?Mi permetto, infine, di rivolgere un consiglio a chi, come me, potrebbe trovarsi nella condizione di disagio causata dai miei concittadini: visto che di magliette ne sono state fatte tante, quando andate in ferie indossate una maglia con su scritto “Aquilano in ferie a spese proprie”.
(Ndr) – Pubblichiamo le sue considerazioni trovandole solo in parte fondate. E’ vero è gente ospitata negli alberghi che preanche sgarbatamente alimenti dalla Croce verde, mentre altri reclamano vino in bottiglia da 10 euro in ristoranti di cui sono ospiti dello Stato, ma a 13 euro al pasto… tanto viene rimborsato, infatti. Ma c’è anche gente che in vacanza non lo è proprio e tornerebbe volentieri a casa, se ne avesse una. Però in linea di massima lei ha ragione: gli aquilani non si comportano sempre e ovunque benissimo… (Nella foto: Alba Adriatica, il lungomare)
Non c'è ancora nessun commento.