Ecco l’Abruzzo rimasto bloccato


L’Aquila – Questa mattina da diverse fonti arrivano bollettini alla camomilla, secondo i quali la situazione “è sotto controllo”, una delle frasi più offensive che la burocrazia possa ripetere ad ogni pie’ sospinto. Chi sa cosa intendono per controllo. Forse solo il fatto che sulle autostrade e su molte strade, semplicemente, si circola: come se fosse un dono del cielo anzichè la più ovvia, scontata delle normalità.
Di fatto si cominciano a raccogliere notizie su “piccole” situazioni davvero assurde. Capistrello rimasta isolata per quattro giorni, gente che ha dovuto andare ad Avezzano a cavallo per prendere farmaci e alimenti. Poggio Cinolfo di Carsoli sepolto da metri di neve, in cui una vecchiettadeve sciogliere la neve per bere e cucinare. E non può incassare la pensione, perchè l’ufficio postale (che solitamente apre una volta alla settimana) è rimasto chiuso. In molti paesi la neve pesa come piombo sui tetti e c’è rischio di crolli.
Faniglie in fattorie di montagna, che hanno aspettato cibo e acqua per cinque giorni. Contrade e frazioni ancora senz’acqua e senza corrente: in qualche zona della Valle Roveto sono arrivati i generatori. Il sindaco di Caramanico che chiede lo stato di calamità naturale e rileva sarcastico: “Chiodi ha dichiarato l’emergenza 72 ore dopo che era cominciata… a Che serve?”. S.Eufemia semisepolta dalla neve, Torrebruna spazzata da vento gelido che seperggia tra i mucchi di neve alti metri: non sanno più dove metterla. L’esercito mette in campio potenti mezzi cingolati da guerra per arrivare dove la gente è in attesa da giorni, senza più cibo, mangime per gli animali, acqua, corrente e neppure la rete telefonica cellulare. E così via, come evidenzia oggi il TG3 Rai in una panramica sull’Abruzzo in ginocchio.
Da sommare a tutto questo, la drammatica situazione del centro dell’Aquila: il sindaco prima lo chiude, poi lo riapre dopo tre giorni, come se il problema del peso della neve sui tetti della città impalcata e puntellata fosse nel frattempo diminuito. Bisogna controllare se gli edifici devastati dal sisma reggono o no, mentre le previsioni dicono che arriverà altra neve. Pare un bollettino di guerra, anzi da dopoguerra. Una cosa è certissima: siamo fragili, ritardatari nelle decisioni, indecisi a tutto, e a salvare la gente, spesso e volentieri, sono i volontari, quelli che se c’è da spalare, spalano senza aspettare il verbo delle autorità.


08 Febbraio 2012

Categoria : Cronaca
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