Categorie:i costruttori,un “mare di problemi”
L’Aquila – Oliviero Ursini è della vecchia guardia, i solidi e intraprendenti costruttori aquilani che hanno sempre stretto i denti e tirato la carretta con determinazione, intelligenza, coraggio. Nonostante la politica, amministratori e burocrati indolenti e corrotti, e quell’innato “come tenne tè” che è nel DNA aquilano. Oppure “esso quissu”, la frase sarcastica che a L’Aquila si riserva (o si riservava, nell’altra vita, prima del 6 aprile 2009) a chiunque voglia fare qualcosa. Ursini, ovviamente, è sul campo in questo momento.
“Ma – ci dice – c’è un mare di problemi: per le carte, per i permessi, per scaricare i detriti, per ogni cosa”. E l’associaziolne costruttori? “Macchè - aggiunge Ursini tagliando corto – quelli non rispondono, dovrebbero fare tanto di più: curare gli appalti, assisterci, aiutare le imprese locali e seguire gli affidamenti. Invece…”.
La ripresa c’è o ci sarà ?
“La ripresa può esserci, ma è lenta, incerta: esiste per ora soltanto per l’emergenza scuole. Dai privati non c’è niente, o quasi, il settore non riparte: è come se ci fosse il rifiuto di farlo ripartire. Forse dipende anche dai proprietari di case, che se ne stanno al mare ad aspettare che Bertolaso faccia tutto… E poi, ora temono di dover anticipare i soldi alle imprtese, non c’è chiarezza, le cose non vengono dette e scritte da voi giornalisti con semplicità e chiarezza”.
Ma nemmeno noi riusciamo a saperle: la Protezione civile non è bravissima nella comunicazione, benchè Bertolaso dichiari di aver eliminato la burocrazia…
“Sarà anche così, non lo so - aggiunge Ursini – ma resta che l’edilizia a L’Aquila è in stato di abbandono da 30 anni, e adesso ancora di più. Non parlate male della Protezione civile: sono bravi e gentili, loro…”.
Allora la colpa è dello Stato, delle leggi e dei decreti?
“Certo, pensi che a occuparsi dei progetti delle scuole è il Provveditorato alle Opere pubbliche. Perchè non la Provincia direttamente, in modo più snello?”. E’ quello che ci ha detto in un’intervista il direttore della Provincia, Gianni Di Pangrazio: tutto vero, quindi. E per le scuole del Comune? “Zero - taglia corto Ursini – lì non si muove nulla, o quasi. Comunque, qualche imprese lavorerà anche per il Provveditorato, mica no. Chi sa quali, però. Il brutto sa qual è? E che molte imprese vengnono messe in concorrenza tra loro, c’è una somma confusione, anche se capisco che il momento è difficile per tutti. Ma sa, quando girano tanti soldi, succede di tutto. Punto”.
Che tipo di lavoro si sta svolgendo?
“Diverso dal solito – precisa il costruttore aquilano - perchè ora occorrono materiali particolari, malte diverse, tecniche antisismiche e interventi molto mirati e differenti dal solito. Occorre un’esperienza molto profonda, bisogna rispettare i tempi ma anche lavorare bene”.
E il personale nei cantieri?
“Se ne trova - conclude Ursini - ma moltissimi sono di fuori, si adattano a orari e turni pesanti, anche di sabato e domenica. I nostri? Molti se ne stanno tranquilli. Forse preferiscono la cassa integrazione alla fatica sotto il Sole ardente: li conosciamo, i nostri… Appena arrivano, ti chiedono quanto gli dai e quanti giorni al mese si possono riposare, si informano sulle ferie. Qui non c’è trippa per gatti, di ferie e riposi non è il momento di parlare. Se no, L’Aquila quando la rivediamo in piedi, quando torna la gente nelle strade, nei negozi?”. Un brindisi, l’intervista è finita, i problemi continuano.
“Quanti ne volete” conclude Oliviero Ursini, che da quando aveva 13 anni ogni giorno, dall’alba, ha sempre lavorato, qui e altrove, nel Veneto, in Romagna, in Toscana, ovunque. “L’Aquila è (o era?) una città diversa” dice stringendo le spalle. “E i suoi politici non hanno mai brillato…”. (G.Col.)
(Nelle foto Col: Due immagini di Ursini scattate il giorno dell’intervista)
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