Soccorsi, è soltanto un gran caos
Rispetto per chi ha lavorato e lavora duramente contro la neve e per aiutare gli altri. Prima di tutto, perchè lo si deve a chi si sacrifica e paga per gli errori di chi sta al vertice. Infatti, la gente che lo fa, anche quando potrebbe evitarlo, è tanta. I mezzi? Ogni tanto le istituzioni fanno la passerella dei mezzi acquistati e snocciolano le somme pagate. Poi, di fatto, i mezzi non bastano, o sono rotti, o sono usurati o comunque non producono gli effetti necessari. Le persone restano isolate su treni e autobus, oppure abbandonate negli autogrilli, senza informazioni, senza contatti con nessuno.
E’ il caos più totale, eppure quando nevica, di soldi pubblici se ne bruciano quantità enormi. Ciò che sembra di capire è che non c’è il minimo di coordinamento delle azioni e degli interventi. Non c’è un’autorità , un dirigente, un personaggio al quale facciano capo i soccorsi. Neppure quando, come accade in molti paesi, va via la corrente e non si sa a chi rivolgersi. La comunicazione è una cosa che le istituzioni non sanno assolutamenrte fare, ma pretendono di fare per autoelogiarsi e mettersi in luce. Non per informare. Il trombonismo nazionale esplode.
Nessuno si rende conto che la gente abbandonata su un treno fermo deve prima di tutto essere informata di ciò che sta accadendo. Siamo sempre impreparati a tutto, ma pronti a metterci in luce, a rivendicare grandi bravure e capacità . Siamo arruffoni, confusionari, caotici, approssimativi e caciaroni. E, finita la nevicata, si aspetta la prossima. Per aver la conferma che sarà un disastro e non funzionerà nulla, ma costerà molto. E frutterà anche qualche promozione.
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