Che ne sarà del quartiere Bankitalia?


b-italia-apr-09L’Aquila – Anna Torchetti ci scrive: “Sono parente e amica di alcune persone che abitavano fino al 6 aprile nel quartiere Banca d’Italia, che contava oltre 250 appartamenti, quindi più di mille-millecinquecento abitanti. Più un numero imprecisato di studenti ai quali tanti affittavano o subaffittavano, senza che la banca si preoccupasse di controllare chi vi fosse nelle sue case. Ora leggo dalla stessa Banca d’Italia che decine di appartamenti non sono agibili e altri 150 tornerebbero abitabili a settembre dopo lavori di manutenzione che ancora sono lontani dall’ilniziare. Parlo a nome dei miei amici e conoscenti, che preferiscono non farlo, temendo poi punizioni da parte della Banca. Le domande sono semplici: forse nessuno della banca si è reso davvero conto di come stanno le cose nel quartiere? La notte del sisma è crollata una struttura del “casermone” bloccando per ore via Castiglione. Per ore ed ore, nonostante le scosse forti e continue, centinaia di persone sono rimaste prigioniere di via Marrucini, senza poter fuggire. Il terribile ingorgo da via Roma (semicrollata) e l’inizio di via Castiglione ha tenuto tutti bloccati. Attorno al quartiere, numerosi palazzi alti apparivano profondamente lesionati e pericolanti. Cadeva blocchi di intonaco e cemento su persone e auto bloccate nei parcheggi. Terrore puro enormi, con buio e odore di gas che asfissiava. Come crede oggi la Bankitalia di far tornare le persone nei suoi edifici, anche riparati, se tutto intorno è maceria, edifici a rischio, impossibilità di parcheggiare e persino camminare senza correre pericolo di finire male, specie in altre possibili scosse? Questi i dubbi della gente della Bankitalia, queste le paure, e fino ad oggi nessun inquilino ha ricevuto neppure una riga di comunicazione o una telefonata. La Banca sa che esistono internet e annunci sui giornali per farsi viva, comunicare, informare quasi 2.000 persone?”.
(Ndr) – Ospitiamo la lettera perchè ci sembra segnali problemi fondati, sperando che anche la banca dica la sua e fornisca spiegazioni. Che davvero si preferisca il metodo cartaceo ai mezzi di comunicazione di oggi ci pare molto italiano, e moltissimo burocratico, antiquato. Perchè, ad esempio, la banca non ha mai comunicato di voler costruire edifici per i propri dipendenti, e lo ha fatto solo ad espropri avvenuti? In fondo, la banca è lo Sato, e lo Stato siamo tutti noi. Ciò che avviene dovrebbe essere di pubblico, totale dominio.
(Nella foto Col: Il crollo al palazzo detto “casermone”. I detriti hanno bloccato le vie di fuga per ore la notte del 6 aprile, creando rischi e panico)


29 Luglio 2009

Categoria : Dai Lettori
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