Hanno capito la lingua dei forconi

E’ confortevole imparare che a urlare nelle strade non vanno, di diritto, solo metalmeccanici, studenti, indignados vari, ma anche agricoltori e allevatori. E’ accaduto, e sta accadendo. Lassù nei palazzi hanno capito la lingua dei forconi, e sono scesi a patti con loro, impegnandosi. Finora solo impegni, ma meglio di niente. I contadini sono quelli che si spaccano la schiena e poi vengono remunerati, per i loro prodotti, come straccioni: i loro compensi si contano a centesimi. Quando noi comperiamo questi prodotti nei supermercati, li paghiamo cari e salati, perchè in tanti si sono rimpinguati lungo la filiera tra il contadino e la vostra borsa della spesa.
Un’ingiustizia sociale da stato assolutista, davvero inconcepibile negli anni Duemila. Ma i contadini e gli allevatori tacevano, remisssivi, sperando solo che i loro figli lasciassero la terra per fare altre cose. Così è morta l’agricoltura, così però non intende morire quel drappello di eroi che rimangono a fare gli agricoltori. Hanno urlato e hanno seguto quel forcone che ha risalito l’Italia dalla terra siciliana. Hanno minacciato di portare asini a Pescara e trattori sotto case di vip politici. Li hanno subito ricevuti e i vip hanno preferito parlare con loro. Forse qualcosa di buono accadrà, grazie all’insurrezione dei moderni vespri siciliani e, ormai, anche abruzzesi. Gridare non è educato, ma bisogna farlo se qualcuno approfitta dell’educazione per far finta di nulla. Forza agricoltori, non mollate. In fondo, siete voi che ci date da mangiare. Anche ai vip date da mangiare. Meriterebbero surgelati tutto l’anno, ma, vedrete, alla fine qualcosa tirerete fuori.